Gli obiettivi del counselor Bhaktivedanta
Durante gli ultimi seminari di questo percorso di counseling relazionale avevo chiarito molto la tematica riguardante il ruolo di un counselor. Questo seminario di marzo, inaspettatamente, ha aggiunto altri tasselli che, come in un puzzle, sono stati importanti per svelare il volto della figura che sto costruendo. Con sorpresa, è stato come aggiungere a quel volto occhi che ti guardano e con la loro luminosità ti rivelano tutti i segreti del loro cuore. Ed ecco rivelato il cuore pulsante di questo percorso: essere un counselor con indirizzo Bhaktivedanta significa guardare la persona che hai davanti non più in modo frammentato e separato da se stessa e da te, ma percepire in quella relazione un incontro di anime. Riuscire a vedere la parte più luminosa dell’altro e su quella investire le energie per aiutarlo a risollevarsi.
Un counselor Bhaktivedanta si pone un obbiettivo che sia EVOLUTIVO in un rapporto di aiuto, invitando il cliente a guardare alla soluzione, a girare lo sguardo dalla parte giusta cosi che la visione si espanda per vedere oltre le apparenze. Posizionando gli eventi in modo appropriato, egli aiuta l'altro a comprendere che rimanere negli “errori" ruba lo spazio al SE . Ed eccola la collocazione autentica: dimorare in questo spazio libero del SE, dove gli errori vengono capiti, abbracciati e trasformati in energia pulita per crescere ed evolvere. Il counselor sa che il rapporto è sempre con l’anima che oltrepassa i piani distorsivi dell IO DELL ILLUSIONE, DEL MIO E DEL TUO DEL TE E ME. Un investimento insommma, nelle potenzialità della persona e non sulle maschere che indossa per mostrarsi al mondo.Diventare un counselor Baktivedanta vuol dire lavorare su noi stessi, realizzare le nostre potenzialità , imparare ad avere una visione interiore di noi per comprendere veramente oltre ogni egoismo, trasfotmando la relazione con noi stessi in una relazione evolutiva.
Importante è rafforzare l’immagine del proprio SE per attingere alla riserva inesauribile di energie proprie del SE, attraverso momenti di meditazione e preghiera autentici. Non sentirsi mai “arrivati”, ma sempre bisognosi di imparare dalla vita e dagl altri.Grazie per tutto questo
Lucia, dalla Sede della Toscana