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Il counseling non costituisce un indirizzo psicologico ma pedagogico, filosofico, sociologico, antropologico, umanistico ed è applicato nei settori più diversi della relazione sociale.
Il counselor opera infatti mediante relazioni di affinità sociosolidale con il cliente; egli diventa ciò di cui il cliente ha bisogno al fine di sviluppare quelle dimensioni dell’umano ancora ignote o critiche per il cliente.
Sono le relazioni che conducono l'essere umano a diventare persona e l'“umano” si sviluppa e diventa personalità laddove ci siano relazioni di affinità elettiva.
L’affinità elettiva sostiene relazioni di disponibilità, di dialogicità, di riconoscimento, d'incontro, di mediazione, di complementarità e di integrazione.
La natura del rapporto di aiuto nel counseling verte sulle abilità relazionali che dispongono a tali modelli primari interumani. Il disagio che il counseling affronta nasce dalle esperienze e dai vissuti di relazioni oppositive, quali l’equivoco, l’incomprensione, l’evitamento, la delusione, l’insofferenza, il fastidio e il logoramento. Quando i rapporti umani vengono imbrigliati all’interno di tali trappole relazionali l’evoluzione verso la costruzione di una personalità armonica è costretta in copioni ripetitivi e limitanti di comportamento.
Il counseling muove per l’innesco di processi di miglioramento e propone risposte articolate ma semplici ai problemi della vita delle persone che non trovano vie di uscita in metodi troppo accademici, strutturati e codificati. D’altro canto il counseling si pone anche come reale alternativa alle attuali spinte new-age di relativismo etico che troppo spesso scivolano nella banalizzazione: dalle cure “fai da te” o alla magia passando attraverso una fitta rete di proposte “leggere” ma inconsistenti se non addirittura pericolose.
- Conoscere e sviluppare le proprie facoltà interiori e spirituali, per un concreto miglioramento della relazione con sé stessi e con gli altri.
- Sviluppare competenze e abilità relazionali da impiegare in vari settori professionali e sociali.
- Migliorare la propria capacità di ascoltare e di comunicare con successo.
- Acquisire la conoscenza e la sicurezza di base per offrire sostegno, orientamento ed aiuto nelle problematiche relazionali della singola persona, della coppia o del gruppo.
- Attingere ad un bacino di valori trans-culturale e trans-temporale ed acquisire una prospettiva spirituale a carattere universale che è di grande efficacia nella relazione d'aiuto e per migliorare nel suo complesso la qualità della vita.
L'attività di Counseling è finalizzata a «consentire ad un individuo una visione realistica di sé e dell'ambiente sociale in cui si trova ad operare, in modo da poter meglio affrontare le scelte relative alla professione, al matrimonio, alla gestione dei rapporti interpersonali, con la riduzione al minimo della conflittualità dovuta a fattori soggettivi», (Galimberti, U. 2006 Dizionario di Psicologia, Torino, UTET) ed è inoltre «un'attività di competenza relazionale che utilizza mezzi comunicazionali per agevolare l'autoconoscenza di se stessi attraverso la consapevolezza e lo sviluppo ottimale delle risorse personali per migliorare il proprio stile di vita in maniera più soddisfacente e creativa» (Feltham, C.; Dryden May, W. 1995 Dizionario di Counseling, Roma, Sovera-Multimedia).
Il counselor si pone nei confronti del cliente come uno specchio, poiché attraverso l'ascolto fornito in maniera non giudicante, aiuta il soggetto ad osservare la propria situazione dall'esterno, consentendogli, in tal modo, di ritrovare da solo il sentiero verso la serenità e la risoluzione del problema in cui si trovava prima imbrigliato. Proprio come nella socratica Ars Maieutica, il counselor è colui che accogliendo il cliente e stimolandolo ad una maggiore conoscenza di se stesso, riesce infine a far affiorare in lui le migliori qualità.
- l'adozione di un metodo diverso da quelli riferiti a "medico-paziente" propri dei modelli psicoterapeutici;
- la definizione dell'obiettivo concreto e del contesto spazio-temporale della relazione counselor-cliente;
- l'adozione non di una metodologia strutturata, propria delle diverse scuole di psicologia e psicoterapia, bensì dell'ascolto empatico e non giudicante come unico strumento per la relazione d'aiuto, da applicarsi in maniera flessibile e adeguata a ciascuna situazione specifica;
- la preparazione di stampo umanistico rispetto al sempre crescente taglio scientifico-sperimentale della psicologia;
- il raggiungimento di obiettivi concreti e circoscritti alla specifica problematica portata dal cliente;
- breve durata dei cicli di colloqui (generalmente non superiori a 10 con lo stesso cliente);
- l'esclusione della patologia come settore di intervento e quindi di tutto ciò che attiene alla psicodiagnostica e alla cura psicopatologica, in forma di terapia clinica o farmacologica.
Negli Stati Uniti notizie su attività di counseling si trovano fin dai primi anni del Novecento, quando alcuni operatori sociali adottano il termine per definire l'attività di orientamento professionale rivolta ai soldati che rientrano dalla guerra e che necessitano di una ricollocazione professionale. (Rahm, E. 1999 La storia del counseling in: AA.VV. Integrazione nelle psicoterapie e nel counseling, Roma, E.S.A.) Negli anni cinquanta nascono la Division of Counseling Psychology dell'APA (American Psychological Association) e l'American Personnel and Guidance Association. Fondata nel 1952 cambierà il proprio nome nel 1983 in ACA (American Counseling Association).
I contesti applicativi in cui può ad oggi operare la figura del counselor sono diversi: in ambito scolastico, aziendale, sanitario e, più in generale, ovunque ci sia necessità e desiderio di ascoltarsi, aprendosi alla propria natura più profonda, per evolvere interiormente o all'interno della relazione vissuta come problematica.