Un esempio di percorso evolutivo
Nella settimana precedente al seminario di luglio, ripercorrevo sulle strade della memoria i due anni precedenti, in cui assistei alla presentazioni delle tesi di counseling ed immaginavo impressioni ed esperienze in linea con quelle già esperite.
Nulla di tutto ciò. Venerdì 30/06 il cielo serale di Ponsacco annunciava dolci auspici. Nubi scure, cariche di pioggia, preannunciavano una imminente pulizia del cielo, assicurando una brezza tersa e fresca, per accompagnare il riposo e l'inizio della giornata degli esami. Prende la parola Emanuela Mazzoni, membro esterno della commissione d'esame, per introdurre brevemente gli sviluppi in ambito normativo e professionale. Avverto subito un clima diverso dagli anni precedenti, forse è una mia percezione. Una bella atmosfera, un ambiente attento. Iniziano le esposizioni. Ciò che mi colpisce è il tono autorevole ma allo stesso tempo empatico, rispettoso ed autenticamente interessato del commissario esterno. Le domande indagano per stimolare i candidati e scoprire le esperienze relative al tema di ciascuna tesi d'esame, le applicazioni pratiche negli ambiti in cui i novelli counselors si sono trovati ad operare. Mi sento ad agio, coinvolto, entusiasta, stupito di quanto ascolto. Ogni persona ha una storia e degli interessi propri. Ognuno è caratterizzato da uno stile espressivo, ma il linguaggio verbale e para verbale mantiene efficacia, trasmette emozioni e coinvolge. Tutto ciò mi attira ed incuriosisce. Realizzo di trovarmi di fronte a qualcosa di grandioso, persone che con un bagaglio di conoscenze concrete, motivazioni serie e disinteressate, capacità riscoperte in questo percorso, stanno già nel loro piccolo cambiando l'ambiente in cui si trovano ad operare, sia un ospedale, un hospice, una clinica, un ufficio, una scuola, semplicemente una famiglia o il gruppo sociale in cui vivono. Mi sento quasi intimorito dalla saggezza, competenza, umanità dei laureandi. Dubito di me stesso, credo di non essere in grado di poter creare in futuro una tesi che possa dare un contributo concreto, altrettanto di spessore rispetto a quelle elaborate da queste persone straordinarie. Tutte hanno compreso che il punto di partenza è l'”altro”. L'altro come focus del servizio, indirettamente mezzo per conseguire il proprio affrancamento dai fardelli psichici e riscoprire talenti, valori, un maggior entusiasmo di vivere. Il punto di partenza è il prendere le distanze dalle motivazioni egoiche, al di la di attrazione o repulsione che li per li si manifestano in ciò che si deve fare.Lo stupore aumenta, vedendo mia figlia Alessandra in pieno assorbimento commuoversi a più riprese ascoltando le toccanti esperienze dei corsisti. Queste testimonianze smuovono energie profonde in lei, realizzando un vero breakthrough in cui Alessandra coglie insegnamenti importanti. Mi sento fiero di poter contribuire alla sua crescita personale, convinto di essere nel posto migliore in cui questa Conoscenza è disponibile. Conscio che solo con un buon nutrimento spirituale Alessandra potrà vivere pienamente la propria esperienza su questo piano esistenziale.
Mentre le ore passano e la giornata volge alla sera, sento tristezza per essere, pure io, giunto alla fine di questo (primo) percorso. Faccio un bilancio mentale e elaboro un piano per il futuro. Sento che non potrò rinunciare ai corsi di approfondimento post laurea, mi rendo conto che sono attratto in modo crescente da questo corso che fino a tre anni fa non consideravo come veramente fondamentale per il mio progresso e per l'arricchimento del mio mondo emotivo, ma che ora è parte di me, condiviso con persone speciali, alcune delle quali divenute care amiche ed amici. Allo stesso tempo, sento che prima o poi vorrei tanto approfondire gli studi delle Scienze Tradizionali, interrotti appunto tre anni fa per iniziare il corso di Counseling relazionale.Il giorno dopo assisto ad una mezza giornata di seminario del Prof. Marco Ferrini sul tema: “La Paura”.
Comprendo che la radice di questa afflizione è avydia, l'ignoranza di ciò che siamo veramente; da questa inconsapevolezza si generano effetti disastrosi in cerchi concentrici sempre più allargati, quali i cerchi generati da un masso scagliato in uno stagno. L'essere condizionato si porta dietro samskara scaturiti da situazioni spiacevoli e traumatiche vissute nel corso delle esistenze. Tutti questi samskara scarsamente o per nulla elaborati producono veli più o meno spessi alla percezione della realtà, e fanno rivestire il soggetto di corazze psichiche che hanno, per chi le ha costruite, lo scopo di farlo sopravvivere, ma creando ostacoli importanti al conseguimento del proprio progresso evolutivo. Il counseling ci insegna ad iniziare a rompere le corazze ed accettare le nostre emozioni e limiti, con fiducia in se stessi, nel prossimo e nel futuro. Ponendoci in un atteggiamento di osservazione ed empatia con se stessi, possiamo aspirare a depotenziare le energie dolorose che ci incatenano in schemi ripetitivi e ci precludono la possibilità di vivere la propria vita al massimo delle possibilità.In questo ultimo anno di counseling ho assistito ad un notevole progresso delle tecniche educative, c'è maggior varietà e maggior focus sugli aspetti essenziali del colloquio di counseling. In primo luogo la mappa del counselor, la prima e la seconda fase del colloquio, gli yama e nyama, che quasi ad ogni seminario vengono riproposti e ripetuti in quando fondamenta di questa professione, o progetto comportamentale. In questi ultimo anno vedo anche un maggior entusiasmo nel gruppo ed una minore conflittualità tra singoli. Questo percorso nacque dalla visione straordinaria del Prof. Ferrini al quale va la mia gratitudine e massima stima. Vorrei anche ringraziare i docenti, che con l'esempio e la dedizione rappresentano per me un modello al quale aspirare. Per quanto indisposto (a volte capita) possa iniziare un nuovo seminario, il weekend diventa sempre un successo, entusiasta di aver trascorso del tempo di qualità e di aver sentito la gioia del cambiamento. Ogni weekend di counseling ha un senso vitale che in altri contesti, proprio non sento.
Giovanni Codello