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Riflessione sulla discussione delle tesi

UNA RIFLESSIONE DI DANIELA GIRONI, CORSISTA DELLA SEDE DI BOLOGNA

Se considero l'anno come unità di misura, cosa trovo al suo interno?
Spazio e tempo. E di cosa vive la mente? Di spazio e di tempo. Può tornare indietro nel tempo per riportare al presente il passato, oppure può proiettarsi in avanti per anticipare il futuro. Se sto nella mente non sono mai qui e se sto nella mente mi identifico con la mente.
Ma quando guido la mia automobile, sono la mia automobile? Posso stare nella mia auto senza essere la mia auto?
Chi c'è dentro l'auto se non sono la mia auto?
C'è il Sé e allora posso guidare la mia auto, usarla, senza essere la mia auto. Se posso usare la mia auto senza essere la mia auto, posso usare la mia mente senza essere la mia mente ma muovermi con essa come faccio con la mia auto.
Ma se mi muovo con la mia mente non sono qui, vado nel passato o nel futuro.
C'è invece un modo molto semplice per muovermi con la mia mente: rimanere presente qui ricordandomi di chi sono. Sono il mio Sé.
Se mi ricordo che sono il mio Sè, mi muovo nello spazio tempo ricordando e non rammentando.
Riportandomi al cuore e non alla mente, vivo e sperimento il qui e ora ma allo stesso tempo mi muovo. Ora lascio che la mia mente parli in prima persona: "Per riuscire a ricordarmi di me ho fatto un gran allenamento presso una tal palestra che ha allenato la mia anima. Per diventare più veloce della mia mente, perciò dell'emotivo, mi alleno tutti i giorni e spesso mi capita di arrivare prima che quelle energie partano, ma devo ricordarmelo!
Se vivo istante, dopo istante, dopo istante, la mia mente è fregata :)
La uso e non mi faccio usare.
Ho frequentato una originale palestra dove ho potuto apprendere uno specifico e personale allenamento, costruito apposta per me. Non c'è nemmeno stata la necessità di spiegare all'allenatore di cosa avessi bisogno. Tutto si è svolto nella semplicità più assoluta.
Bastava la mia presenza e l'allenamento personalizzato collassava lì, proprio davanti a me ed era tutto per me! Ma davvero!!!!!
Non facevo in tempo a pormi un interrogativo che....TAC, arrivava la risposta. Sempre al momento giusto, nel modo giusto, nella giusta circostanza.
Ovvio che chiedo sempre alla consapevolezza e alla responsabilità di accompagnarmi. Sembro sola, invece no, ho due guardie del corpo che vigilano sulla mia incolumità.
Mi sento davvero fortunata :-)
Certo che questo collegamento al Sè dà un sacco di vantaggi.
Ti svegli alla mattina e sai che non devi fare nulla se non essere aderente al dharma e poi, tutto si realizza!
Roba da matti!
Alla fine tutto si semplifica e anche il dolore si colora e anche le relazioni!

In questo anno, in palestra, ho guardato spesso negli occhi gli altri, senza fuggire. Vabbé, qualche volta non è successo, ma non poi così tanto spesso. In dotazione avevamo tutti attrezzi diversi, ogni tanto ce li scambiavamo, magari, più che uno scambio, era una condivisione.
Ora, qui, riporto al cuore immagini di sorrisi e lacrime, voci gioiose e tristi, racconti tormentati e consolati, sostenuti e accarezzati. Ora, qui, riporto incomprensioni che poi hanno compreso nel senso proprio di prendere dentro. Quanta roba!

Nessuno è mai stato abbandonato e chi abbandona può tornare. Si, può tornare e ricominciare senza dover nulla spiegare.
E' fantastico!
Poi, alla fine, se uno vuole, può anche sostenere un esame. C'è una commissione che ti fa parlare e tu gli racconti quello che senti di dover raccontare. Il bello è che stanno tutti attenti ad ascoltarti che non è cosa che succede spesso di questi tempi.

Infatti l'allenamento in palestra si concentra molto sulla pratica dell'ascolto, sia di sé stessi che degli altri. Ti vengono due orecchie grandi, grandi collegate al cuore e poi alla bocca.
Questo passaggio è il più complicato. Questo collegamento alcune volte va in corto circuito e allora, l'allenatore, si ferma e ricomincia a spiegare come si fa. Si vede che ci tiene tanto che gli iscritti alla palestra stiano bene, che riescano a collegarsi al Sé.

Per fare questo si deve diventare guerrieri, combattere una battaglia dove nessuno vince e nessuno perde. Eh lo so, state pensando :"ma allora che battaglia è se nessuno vince?"
Si tratta di una particolare battaglia dove la competizione è con sé stessi e non c'è nulla da rinnegare, nulla da elevare ma tutto da trasformare. E la trasformazione ha bisogno dell'energia di ciò che è per compiere la magia. Sabato, ad esempio, c'è stata la discussione delle tesi, insomma, l'esame di cui parlavo prima.

C'era l'allenatore e due sue collaboratrici e poi una allenatrice che non avevamo mai visto.
Ad uno ad uno ci siamo presentati davanti a loro con il nostro programma di allenamento scritto nero su bianco. Oh, tutti diversi! Anche chi trattava lo stesso argomento era talmente dentro al suo Sé che nemmeno sembrava parlassero della stessa cosa.
Che bellezza! Ci siamo trovati uniti nella condivisione del risultato del duro allenamento durato, almeno per me, quasi quattro anni. Mica puoi farlo più breve l'allenamento. Minimo tre anni. E' una cosa seria.
Alla fine c'erano solo sorrisi. Non c'è niente di più sattvico che il raggiungimento di un obiettivo che nasce da un desiderio dharmico. Che parole strane vero? Sono in sanscrito, una antica lingua dalla quale derivano molte lingue moderne.
Nella mia palestra spesso usiamo queste parole. Comunque sabato la prova consisteva nel far vedere alla commissione quali muscoli eravamo riusciti a sviluppare durante gli anni di allenamento. E' che questi muscoli, non si trovano nel corpo ma nella coscienza.

Farli vedere non è né facile né difficile. Basta essere sé stessi e loro capiscono tutto. Quanto sono bravi!! D'altronde i pensieri, le parole, le azioni che compiamo, nascono proprio dalla capacità "muscolare" della coscienza che, a seconda di quanto l'abbiamo allenata, può essere più o meno grande e può farci così vedere cose inimmaginabili! Poi la consapevolezza è talmente felice che la sento cantare anche perché la responsabilità non si tira mica indietro e le aiuta entrambe,
Insomma, anche se a volte mi sono lamentata, la mia palestra mi piace e penso che se anche mi hanno dato il diploma, continuerò a frequentarla ancora un pò.
Ah, stavo per dimenticare di dire il nome della palestra. Si chiama centro Studi Bhaktivedanta. L'ha creata il prof. Marco Ferrini che poi ci ha anche consegnato i diplomi. Lui è l'Insegnante del mio insegnante e perciò è l'insegnante di tutti.

Grazie a tutti.
Daniela