La mia prima esperienza in Hospice
Vorrei offrirvi una breve riflessione sulla mia esperienza in Hospice iniziata a novembre 2023 quando l'Associazione “Amici dell' hospice" di Forlimpopoli ha organizzato un corso per volontari. Io non riesco a descrivere a parole quante cose possano prendere vita da un'idea, una proposta, uno stimolo ispirato, presi seriamente a cuore da persone speciali e condivisi con entusiasmo.
L'accoglienza genuina e affettuosa mi ha dato immediatamente la sensazione di essere "a casa", al sicuro, in uno spazio protetto e ricco di nutrimento. La partecipazione attiva alle serate del corso da parte di varie figure professionali e di volontari "senior" mi ha introdotto in un mondo a me sconosciuto, misterioso e attraente, in cui sto muovendo piccoli passi (ho partecipato alla vendita di panettoni in piazza nel periodo natalizio e alla giornata della "piega" per l'hospice in marzo). Momenti di semplice e gioiosa condivisione. Fino ad arrivare all'esperienza vera e propria in Hospice iniziata tre settimane or sono. Sto vedendo una signora di 77 anni che da circa una settimana è stata trasferita da Forlimpopoli a Dovadola.
Davvero non riesco a trovare parole giuste. Forse perché il mio vocabolario è scarso o forse perché ho la sensazione di entrare in una stanza inaccessibile al pensiero razionale. La presenza vera non richiede troppi schiamazzi, il sentirsi viene prima di ogni parola e di ogni gesto al punto che, in qualche momento della giornata, quando sto facendo le mie cose di tutti i giorni, lei mi appare. Il suo viso, ma anche qualcosa di più. E credo che in quei momenti lei mi stia pensando, o cercando. Allora mi fermo un attimo e mi raccolgo in ascolto fino a che ho la sensazione che le sia arrivata la mia "risposta". A volte quando vado a trovarla mi riconosce ma non si ricorda il mio nome. La guardo negli occhi e quando sono ampi e un poco luminosi le sorrido e qualche volta lei ricambia. Quel suo sorriso è più splendente di un diamante, perché per me vuol dire che lei c'è, è presente. E allora le stringo la mano e lei ricambia con il calore e la forza che può offrirmi e anche questo è un momento in cui il mio sentire si espande in maniera esponenziale. Il congedo è sempre un momento molto delicato e carico di speranza. Nessuna delle due è certa che ci sarà una prossima volta ma entrambe sappiamo che qualcosa ci tiene già unite al di là del tempo e dello spazio. Come se lei fosse qui e io lì cn lei adesso. E questo è davvero forte, potente.
Lo senti anche tu?
Ilaria Mazzotti, in formazione come Assistente Spirituale