Le frasi picassiane di Rumi - Manuale (ironico) del buon counselor (per proseguire con leggerezza)
DI PAOLA DE PAOLIS FOGLIETTA
Il counseling è un’arte.
Un’arte complessa che prevede l’acquisizione di diversi principi e molta conoscenza, intesa come conoscenza profonda di sé e dell’animo umano. Oltretutto si ha bisogno di un fattore “x”, come l’artista non ha bisogno solo dell’accademia di belle arti, ma deve avere la “mano”.
A proposito di arte, nell’ultimo seminario di marzo abbiamo apprezzato una frase particolare del poeta Rumi. Direi un Rumi picassiano e surrealista.
Nello specifico afferma che dobbiamo avere “gli occhi al posto delle orecchie”. Questo per sottolineare come l’ascolto debba essere puntuale, attivo, empatico. L’ascolto guarda dentro. Allora ho immaginato una cosa pressappoco così:
Avere quattro occhi potrebbe essere molto interessante, sicuramente si farebbero molti meno errori di distrazione e veramente i nostri sensi sarebbero enormemente acutizzati. Sì, avere gli occhi al posto delle orecchie ci darebbe dei vantaggi innegabili.
In seconda analisi però, questa cosa degli occhi potrebbe diventare un problema ad un certo punto. Mi spiego. Noi siamo qui per fare un percorso conoscitivo, in una direzione anche transpersonale, spirituale. Ebbene, l’esercizio spirituale serve per sviluppare in noi il terzo occhio, quello dell’anima, quello che vede l’invisibile. A questo punto ho dovuto visualizzare come si figurava la situazione:
La faccenda comincia a complicarsi. Se sviluppiamo tutti questi occhi avremo uno sguardo un tantino insistente, oltretutto potremmo, con il tempo, modificarci geneticamente e la nuove generazioni cominceranno a nascere con cinque occhi. Non ci stupiamo poi se gli alieni – questi esseri più sviluppati di noi a livello evolutivo - vengono raffigurati con tanti occhi. Si finisce così poi.
Polifemo era un uomo primitivo e con un occhio solo in mezzo alla fronte, come puoi pensare di capire o ascoltare… inoltre non si può fare nemmeno l’occhiolino d’intesa, avendo un solo occhio centrale. Forse non ci avete mai pensato prima di leggere Rumi…
Un po’ mi dispiaceva però l’idea di abbandonare le orecchie, un organo così importante per l’intelligenza, perché coinvolge l’udito. Ascoltare non è l’unico, ma è il modo fondamentale per apprendere. Ma vi piacerebbe vedervi così?
Non so. Io ci devo pensare un attimo. Comunque proseguiamo.
Avere cinque occhi non è l’unico requisito per diventare un bravo counselor.
Infatti bisogna imparare l’arte di fare le domande giuste. Se sbagliate domanda rovinate tutto. Meglio il silenzio piuttosto. Meglio ascoltare. Se non vi vengono domande da fare, non le fate, piuttosto aspettate che le domande emergano da dentro di voi, come gli gnocchi quando salgono galleggiando sull’acqua, ad indicare che sono pronti. Non sto scherzando, è proprio così.
Ora, per riassumere, ho preferito fare uno schizzo delle domande che NON si devono fare: