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Il punto di svolta

GENNAIO 2017 - SEMINARIO DI COUNSELING - ASPETTI AVANZATI DI COLLOQUIO DI COUNSELING RELAZIONALE I

Questo seminario è stato denso di dati tecnici, di schemi operativi. Un’ immenso flusso di dati ed informazioni propedeutiche ad acquisire un linguaggio ed un modello di osservazione e azione nuovo, diverso, in cui le formulazioni, le parole, vengono usate come chiavi di accesso al mondo dell’inconscio, superando le difese psichiche che sono annidate nei samskara. Acquisire le informazioni è stato impegnativo e per assimilarle, armonizzarle, farle mie, metterle in coerenza dentro di me…ci vorrà del tempo. Perché esse divengano parte del mio modello di pensiero e del mio linguaggio e fluiscano liberamente credo che ci vorrà studio, tanto studio, pratica e tempo. Ciò che mi è stato eclatante, soprattutto alla fine dell’ultimo esercizio della domenica, è che sono ancora imbrigliata e governata dai miei schemi e che, alla base di questa prigione, ci sono emozioni non risolte.

Anche se le cose le sappiamo, viverle è sempre un altro rasa. Vivere il fatto e prendere atto in piena coscienza che sono obnubilata, annebbiata da reazioni emotive immediate, che hanno vita propria, e che queste non sono io è affascinante e sorprendente. Vedere che nella vita pratica si agisce attraverso solchi neurali vecchi, obsoleti e inadeguati, ma pur sempre attivi, e collegati ad un certo stimolo ed una certa traccia, è sconcertante.

Si…. ti fermi un attimo e ti chiedi? Ma io dove sono?

Per questo motivo ho sentito il bisogno alla fine del seminario di condividere con i miei compagni la mia presa di consapevolezza che vivo nell’abitudine, in un già scritto, in un modello senza vita, ma non perché lo diciamo o lo leggiamo nei testi…perché l’ho visto dentro di me. Ho visto il luogo dove ciò accade, il labirinto in cui ciò si sviluppa e prolifera.

E’ davvero un modello che ha fondato le sue basi su difese, fughe e attacchi sia alle situazioni agevoli che disagevoli.

Ad un certo punto abbiamo fatto un esercizio che ci ha reso consapevoli che riconoscere dentro di noi il successo, il valore, la forza, il coraggio, la gioia, l’amore ci fa sentire nello stesso tempo non degni, inadeguati, non all’altezza. Talmente limitati e confinati in schemi depauperanti, da non avere nemmeno il coraggio di pensare di avere coraggio?! E’ un gioco di parole, ma è così.

Abbiamo i potenziali, ma il sistema crede di non essere in grado di sostenerli. Si rifletteva sul fatto che ciò accade perché la nostra immagine interiore non è ancora cambiata così radicalmente da farci agire la nostra versione migliore.

E’ necessario del tempo perché i contenuti dei samskara vengano sostituiti, perché si creino nuovi solchi neurali e perché la connessione col cuore sia costantemente sostenuta dalla realizzazione che siamo SatCitAnanda.

Proprio l’altra sera, dopo aver vissuto emozioni intense e fatto su di esse un lavoro profondo di riconoscimento, accettazione e trasformazione ho visto un’altra possibilità dentro di me.

E’ vero abbiamo dei bisogni, bisogni sostanzialmente legati a desideri non soddisfatti (DESIDERI-BISOGNI-MOTIVAZIONI-VOLONTA’-OBIETTIVI). Spingono solo fino a quando non vengono visti e riconosciuti, e per quello che è stata la mia esperienza di poche ore fa, col percorso sin qui fatto, messo insieme strumenti, studio e pratiche, sono riuscita a fare un salto di un livello.

C’era il bisogno si….ma mi sono resa conto che era un bisogno VECCHIO che pensavo mi appartenesse ancora, lì in quel momento mi sono chiesta: “ho davvero bisogno ancora di questo…?” e la risposta è sta no. Ho intravisto un altro bisogno sotto a quello, più autentico, limpido, ontologico, brillante…..

Ho compreso quindi che elaborare e liberare i bisogni limitati spazza via macerie, detriti e nella nuvola di polvere si scorgono nuovi bisogni, bisogni di un altro rasa in cui c’è un desiderio più elevato, il realizzare le qualità, le virtù e la connessione con la nostra parte divina, il desiderio di un cuore che batte e si colora di amore, quell’amore incondizionato che non conosce necessità di essere reciprocato, ma per sua natura da……senza volere nulla in cambio perché è appagato dalla sua natura profonda.

Lucia, dalla Sede del Veneto