Oltre il Velo di Maya
SETTEMBRE 2017 - LE TIPOLOGIE DI PERSONALITA' SECONDO L'AYURVEDA
Da un punto di vista interiore ho vissuto il seminario con molta curiosità ed emozione.
Era la mia prima uscita “fuori sede” e mi sentivo molto felice di conoscere altre persone per condividere le due giornate di corso che si sono rivelate costruttive.
È bello osservare come i gruppi si differenziano nell’energia e nella metodica di team.
Mi sono trovata bene, ho conosciuto nuove persone, ho sperimentato nuovi confronti, fuori dalla zona di confort del mio gruppo di Silea con il quale mi trovo in sintonia. Terminare lo stage alle ore 14:00 è stata una esperienza interessante, ritrovandomi con il pomeriggio della domenica per ritemprare le forze ed assimilare i contenuti esposti. Mi è mancato il delizioso pranzo del Centro Culturale Karuna e se dovessero cambiare gli orari (come mia diretta proposta) spero possa essere consumato prima del rientro a casa, come chiusura del seminario per un prosieguo di condivisione.
Quello che ci accomuna è lo stesso fine e la voglia di fare un percorso verso noi stessi, accidentati ma consapevoli che si può migliorare desiderandolo nel profondo.
Per questo siamo in cammino e sento forte dentro il mio cuore che d’innanzi a Dio, Krishna non c’è un migliore o un peggiore ma solo uomini in cammino verso la purificazione.
Mi preme comprendere e cagionare trasformazioni nella mia persona, nel mio esistere, collocare questa sofferenza legata al velo maya e poter osservare la realtà oltre l’illusione della percezione.
L’anno trascorso con il Centro Studi Bhaktivedanta è volato ed è stato una rivelazione, una fucina di insegnamenti e di opportunità alcune prese al volo, molte altre ancora in processo di elaborazione.
Mancano ulteriori dati essenziali, necessari per apportare un sostanziale cambiamento alle influenze del passato che ancora gravano sul presente.
Auspico nei prossimi due anni (se Dio vorrà), di raccogliere altri frutti per il mio esistere.
Bisogna adoperarsi per dipanare e riconoscere la vera natura delle cose, esorcizzando questo sacro e profano, questa dicotomia.
Il filosofo tedesco Arthur Schopenahauer ha coniato: È Maya, il velo ingannatore, che avvolge il volto dei mortali e fa loro vedere un mondo del quale non può dirsi né che esista, né che non esista; perché ella rassomiglia al sogno, rassomiglia al riflesso del sole sulla sabbia, che il pellegrino da lontano scambia per acqua; o anche rassomiglia alla corda gettata a terra, che egli prende per un serpente.
Si evince che Schopenahauer, come molti altri illuminati, avesse compreso la necessità dell’essere umano di liberarsi dal falso, artificioso, adulterato esistere, per ritrovare il proprio vero nucleo costituito da amore e luce.
Antonella, dalla Sede del Veneto.