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Conosci te stesso

GENNAIO 2016 - FUNZIONI E METODI DELLA COMUNICAZIONE EMPATICA: INDIVIDUO, COUNSELOR E CLIENTE

E' una scoperta continua che non cessa di stupirmi ed affascinarmi. Quanto poco so di me e degli altri! Peccato non essermi iscritto a questa scuola anni fa! Apprezzo l'evoluzione nel tempo nei sistemi e nelle modalità di insegnamento, nonché la varietà ed efficacia degli esercizi di gruppo. La disponibilità degli insegnanti a raccontare esperienze personali è per me un plus non da poco: il parlare di se rende credibile la scelta della disciplina, dell'etica, dell'apertura, come mezzi per produrre miglioramenti irrealizzabili altrimenti nella propria ed altrui vita. Non si tratta quindi di tecniche libresche e teoriche, ma di modalità aventi una loro scientificità. Il gruppo in cui mi trovo si sta arricchendo di nuovi personaggi, ognuno con le proprie caratteristiche, che apportano il loro contributo alle dinamiche di interazione e che spingono ad un adattamento nel modo di approcciarmi. In particolare, nell'ultimo seminario ho avuto difficoltà a gestire la modalità che ho percepita come “eccessiva” del mio partner nel role play. Chiamato in pubblico a dover esprimere il mio bisogno, mi son sentito trattato in modo ancor più duro rispetto alla persona con la quale avevo avuto un alterco. Ciò mi ha fatto inibire, non riuscendo ad elaborare completamente il mio sentire davanti ad una platea. Tuttavia, riflettendo in seguito al role play, ho fatto delle scoperte: ho più bisogno di approvazione degli altri di quanto avessi realizzato fino a quel momento. Mi son sentito bambino, col bisogno della conferma del proprio agire da parte della madre, tant'è vero che l'alterco ce lo avevo proprio avuto con lei in un momento in cui sentivo la sua disapprovazione. Mi son anche reso conto che ho la necessità di sviluppare flessibilità al cospetto di persone con modi spicci e rudi, senza farmi bloccare dall'emozione del momento. L'insegnamento sul discernimento tra sentimento falso e sentimento vero (identificazione del bisogno) è stata una rivelazione. Ho cercato di far esercizio interiore su questo aspetto nelle ultime due settimane, rendendomi conto di quanto confuso sia. Mi accorgo di mettere l'attenzione sulle parole e azioni altrui che scatenano il disagio, piuttosto che circoscrivere l'osservazione ai sentimenti che emergono, in genere li ho identificati in rabbia, tristezza profonda, a volte paura. Concludendo, vorrei dire che conosco la maggior parte dei corsisti di Treviso da meno di due anni; tuttavia, con molte di questi si stanno instaurando dei rapporti che percepisco, con letizia, essere cristallini ed evolutivi, soprattutto liberi da interessi egoistici.

Giovanni, dalla Sede del Veneto