Saper pensare
di Andrea Boni
Saper pensare correttamente è una potenzialità non scontata dell’essere umano. Non riguarda semplicemente il saper fare di conto, il pensare a cosa cucinare per cena, o ripetere pedissequamente1 ciò che affermano giornali, televisioni o altri apparenti “ben-pensanti”, fossero anche psicanalisti di fama nazionale o internazionale che hanno scritto libri o fatto trasmissioni televisive. Saper pensare significa utilizzare al meglio l'oggetto “mente”, che secondo la psicologia Yoga è strumento di esperienza del sé. Dante definiva questa capacità “il ben dell’intelletto”, ovvero quella qualità di utilizzare lo strumento cognitivo per un fine di evoluzione, di crescita, per lo sviluppo umano e spirituale.
In questo senso, per il potenziamento di questa preziosa risorsa, occorre procedere secondo una metodologia ben definita, un percorso, che non può prescindere dal percorrere un processo di purificazione interiore, di emancipazione spirituale, di ampliamento di una visione etica, ma ancor più da una condivisione di prospettive, dal porsi domande, dubbi. Escludere a priori informazioni da parte del sistema mediatico ed educativo, l’evitare a priori il dibattito ideologico, filosofico, storico, umanistico, è un pericoloso mezzo di coercizione psichica, di movimentazione del pensiero verso una linea ben precisa. Fortunatamente, abbiamo a disposizione secoli di eventi storici, di straordinarie opere di carattere umanistico-filosofico, che hanno fornito preziose metodologie di indagine, di ascolto profondo, di trasformazione dello spirito. Per poter attraversare periodi oscuri come quello che purtroppo stiamo vivendo, l’invito è quello di informarsi da diverse fonti, leggere, intraprendere una pratica spirituale costante, di osservazione di sé, di ascolto profondo, per imparare a diventare attenti osservatori, capaci di pensare con la propria testa, ma soprattutto diventare testimoni dell’esperienza illusoria del mondo materiale, dove tutto è in continua trasformazione (parinama), fermi nella propria visione, sereni in un cammino nel quale crediamo.
Ringraziamo tutti i Maestri autentici che, unanimamente, indirizzano verso questa sola ed unica via.
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1 Dal dizionario Treccani:
pedìssequo agg. e s. m. [dal lat. pedis(s)equus, comp. di pes pedis «piede» e sequi «seguire»]. – 1. agg. e s. m. Nell’antica Roma, servo p. (o semplicem. pedissequo s. m.), schiavo che aveva l’incarico di scortare a piedi il proprio padrone; durante l’Impero, denominazione dei subalterni di diversi funzionarî. 2. agg. Nell’uso odierno, in senso fig., di chi, o di ciò che, segue passivamente e senza alcuna originalità un maestro, un esempio, un modello: un p. seguace; il p. gregge degli imitatori; un p. rifacimento; una p. ripetizione. ◆ Avv. pedissequaménte, in modo pedissequo, del tutto privo di originalità: uno scrittore che ricalca pedissequamente le orme dei classici; imitano pedissequamente lo stile di vita della borghesia.