Preghiera e meditazione
di Andrea Boni
Un aspetto fondamentale che unisce il cammino interiore-contemplativo di Patanjali a quello enunciato dai padri fondatori del Cristianesimo, i padri del deserto, è la necessità di armonizzare la narrazione interna, il “chiacchiericcio” della mente, quella voce che arriva da dentro e che spesso è giudicante, stigmatizzante, o che rallenta, che proietta, che nega, che sopprime, che reprime, che razionalizza e intellettualizza eccessivamente, che si lamenta, che dà continuamente la colpa agli altri, che attribuisce una responsabilità all’esterno dei mali interiori. È quell’attitudine della coscienza che Patanjali definisce Yoga
citta-vritti nirodhah
"Lo Yoga, la relazione, l’unione, è l’acquietamento delle modificazioni che si generano sul piano mentale.”
A quel livello, raggiunto quello stato, o comunque anche solo quando si è nel processo per raggiungere un tale elevato livello di coscienza, si percepiscono stabilità, lucidità di pensiero, discernimento, che avvicinano al dialogo con Dio, e quindi alla preghiera pura. In questo senso possiamo anche affermare che la meditazione è lo strumento di armonizzazione interno per giungere al livello di contemplazione e di unione che consente di sperimentare da un punto di vista più intuitivo-spirituale, invece che cognitivo, il dialogo con l’Oltre, il Trascendente. Qui c’é Amore, Relazione, dinamicità, varietà.
In questo speciale stato della mente, che non è solo uno stato della mente, ma soprattutto della coscienza, che è molto di più, si percepisce un livello di serenità e speranza, di fede, che donano coraggio, forza (“la purezza è la forza” — Bhaktivedanta Swami Prabhupada), che sono alla base della capacità dell’individuo per superare le difficoltà, anche quelle più estreme, come le privazioni della libertà, l’arroganza, la separazione. Il soggetto è stabile, radicato, sereno, nonostante intorno a lui sembri che tutto sia folle, sotto-sopra, inconcepibile.
Oggi, stiamo vivendo nella società profondi e non necessariamente evolutivi cambiamenti, che hanno un impatto molto profondo sulle relazioni, sulla modalità con cui ci relazioniamo alla vita, al mondo e agli altri. L’invito di tutti i Maestri spirituali autentici è quello di percorrere una via di armonizzazione e crescita interiore, di osservazione e trasformazione della narrazione interna condizionante.
Un percorso che sia propedeutico e “pratico”, fondato sull’osservazione di sé e delle proprie dinamiche interiori, sulla coltivazione di ben determinate attitudini verso se stessi e verso gli altri (yama e niyama di Patanjali), miranti a ripulire corpo, psiche e spirito per renderli adatti all’incontro con una dimensione di ulterioriorità; poi un metodo finalizzato a concentrare la mente, il cuore, l’anima e le energie (la pratica meditativa, dharana e dhyana) e a mantenerli concentrati; infine, l’ingresso in una dimensione di acquietamento e trasformazione dei pensieri e delle emozioni disturbanti, terreno e condizione per l’incontro con il Divino. Da lì, la pace, la serenità ed il coraggio di affrontate anche le sfide più terribili.