Troppa Grazia
ALESSANDRA CORA'
Immaginate di essere in un campo: ė una bella giornata di sole, non c’è nessuno, ma dopo poco avete la percezione che qualcuno vi osservi, girate di poco lo sguardo e vedete una donna… dal suo vestiario deducete che è una profuga, è giovane, bella, con lunghi capelli castani, porta sul capo un velo blu, vi guarda e borbotta qualcosa in una lingua che non conoscete.
Siete perplessi, non capite da dove è saltata fuori, le chiedete se ha bisogno di qualcosa… ma lei non risponde, e poi, guardandovi dritto negli occhi, in un italiano stentato esclama: “Sono la madre di Dio! Vai dagli uomini… e dì loro di costruire una chiesa in questo campo!” Lucia, l’attrice Alba Rohrwacher, la protagonista del lungometraggio di Gianni Zanasi “Troppa Grazia”, resta allibita, impaurita ed esterrefatta e dopo il primo smarrimento le risponde un bel “No”, aggiungendo: ”Ma vacci tu…”
Un film che pone lo sguardo su un tema forte e non facile, che accompagna in una profonda riflessione. Le apparizioni della Madonna in ogni epoca hanno fatto sempre molto scalpore e suscitato discussioni, dubbi, dividendo i credenti e la chiesa stessa. Zanasi ha voluto mettere in scena cosa potrebbe succedere se la Madonna apparisse ai giorni nostri, in una società che non ascolta, che è presa da mille cose, per cui la spiritualità è l’ultimo dei suoi pensieri. Lucia non è una credente, lo è stata da bambina ma in modo molto superficiale e ora tutto quello che accade le sembra assurdo. Lucia è un geometra, precisa e pignola nel suo lavoro, in quel campo sta rilevando la mappatura perché in quel terreno verrà costruito l’ennesimo centro commerciale, già sommerso in mille inghippi di corruzione, niente e nessuno potrà fermare l’immensa nuova colata di cemento. La Madonna in questa pellicola è una donna decisa e determinata a farsi ascoltare, mettendo in atto anche modalità poco empatiche, per rendere consapevole Lucia che Lei non è un’allucinazione. Questo suo carattere trasforma l’iconografia che ognuno di noi ha della madre di Dio, che ricordiamo accogliente, di una bontà e di un amore senza limiti. Lucia è una donna in crisi con se stessa, ha una figlia da crescere e un compagno che l’ha tradita, e per lavorare ha accettato dei compromessi poco puliti. Le modalità manesche che la Madonna usa, sembrano fuori luogo, danno la chiara sensazione che lei non accetti nessuna risposta negativa alla sua richiesta… che diventa quindi una pretesa. Il libero arbitrio in questa storia non è preso in considerazione dalla Madonna, continuerà nella sua strategia per arrivare al suo obiettivo. È anche vero che Lucia può rappresentare benissimo ognuno di noi, che siamo praticamente come lei, sempre nella mente razionale e, nelle dinamiche della mente non possiamo arrivare al cuore che permette di vedere oltre, in ciò che costituisce la realtà. La Madonna induce sofferenza a Lucia, la strattona, le tira di brutto i capelli, la scaraventa per terra come a dire: “Se di materiale tu vuoi vivere, di materiale devi soffrire…” Attraverso questa poco empatica relazione accompagna Lucia ad osservarsi e osservare che ciò che ha accettato per non perdere il lavoro non è etico, non è morale… La dinamica Suprema agli occhi degli uomini non può sempre venire compresa, basti pensare a Gesù nel tempio, quando preso dall’ira rovescia e distrugge i tavoli e la mercanzia dei mercanti. L’agire Divino è fuori dalle dinamiche delle energie materiali e non possiamo paragonare quei gesti a quelli degli umani che sono pregni di emozioni egoiche, come il rancore, la vendetta, il voler aver ragione ad ogni costo. Il punto è, che se succedesse oggi, quanti di noi avrebbero la forza di abbandonarsi a quella volontà, a credere, a fidarsi, ad andare in quel controcorrente che non ha pari? Verremmo additati come pazzi, saremmo messi al bando, analizzati, perseguitati da stampa e opinionisti, vero è che nel nostro piccolo, non deve apparire la Madonna perché succeda tutto quel che ho elencato, l’andare controcorrente è difficoltoso, molto difficoltoso, ma porta a scoprire ciò che mai avremmo visto in altro modo. E se per la società, come nel film, Lucia è andata fuori di testa, c’è qualcuno che in quel marasma riesce a comprendere che Lucia non è pazza, e riesce a cogliere che la vera pazzia sta in ciò che è diventata la normalità e che purtroppo non scompone neanche più. Ho trovato bellissimo questo lungometraggio che ha saputo anche far sorridere, perché è specchio della nostra goffaggine e della nostra ipocrisia. Lucia è ognuno di noi, che come lei siamo increduli e diffidenti, paurosi del diverso, tuttavia se con sofferenza riusciamo a superare i nostri limiti, allora arriviamo ad aprire gli occhi. “ Fai vedere il bello….” sono le parole che la Madonna rivolge a Lucia, amorevolmente. Il “bello” si vede se i nostri occhi guardano con il cuore, e di solito non è visibile al primo sguardo è racchiuso nel profondo di noi stessi. Una ricerca che necessita di controllare la mente e purificare i condizionamenti, lasciandoci guidare con fiducia. Gianni Zanasi con questo film vuole condurre lo spettatore in una ricerca sottile… Il lavoro è tanto, ma la certezza è che abbiamo da sempre e per sempre la possibilità di arrivare a quel “bello” e siamo in questa vita proprio per questo.