Resoconto di metà percorso: appunti di viaggio dopo un anno e mezzo di formazione in counseling
PAOLA DE PAOLIS FOGLIETTA
A metà del cammino del corso di counseling è conveniente lasciare un feedback per capire a che punto siamo e cosa è successo (se è successo).
Ho iniziato il corso quando il pianeta Nettuno entrava in congiunzione con il mio Giove e Venere in Pesci e guarda caso questo aspetto planetario, a livello simbolico, indica una chiamata ad essere parte di un qualcosa di universale, di profondamente spirituale, di fusionale attraverso dei valori alti , superiori a ciò che di materiale o meramente umano esista. Insomma di trovare un nuovo senso alla vita.
Quando mi sono accorta del Centro Studi Bhaktivedanta, sapevo già cosa volevo: conoscere e approfondire una spiritualità che non conoscevo e ottenere una competenza. I dubbi erano legati al fatto che non conoscevo che tipo di Scuola di Counseling fosse il centro studi Bhaktivedanda. Una scuola esoterica, una setta, un centro olistico, un cammino religioso, un’accademia? Vista la mia esperienza passata, in cui ero entrata in contatto con ognuna delle realtà citate, ero stanca e sospettosa. Inoltre avevo accumulato una certa quantità di frustrazione riguardo alla mia vita e avevo molti interrogativi. Ma soprattutto ero in una specie di stato di alienazione e mi rendevo conto di non essere più io e non sapevo come fare per ritrovare me stessa.
Come gli eroi delle favole ho ricevuto una specie di chiamata interiore ( il più delle volte succede un fatto esterno) per lasciare il mio mondo ordinario ed entrare nell’avventura, che mi avrebbe fatto conoscere nuovi aspetti della realtà e di me. Dopo il primo seminario di counseling, ho sognato la notte stessa, che ero chiusa nella cantina della casa dei miei genitori e lì c’era un coccodrillo che voleva sbranarmi (poi sono riuscita ad uscire, sennò mica ero qui a scrivere..). A metà anno sogno di essere un gonfiabile gigante di Maria Antonietta nella sua reggia di Versailles, che guarda le rovine della sua infanzia e sa che verrà uccisa. Insomma il mio inconscio mi diceva che qualcosa di vecchio e obsoleto andava fatto fuori.
Il mio profondo bisogno di cambiamento e di dare un significato esistenziale più attendibile e saldo, mi ha fatto intraprendere questo percorso formativo in Counseling, senza pensare troppo.
E cosa è successo? La presenza benefica del gruppo frequentante mi ha tranquillizzato perché mi sono sentita accolta. Venivo da un periodo in cui mi percepivo sotto attacco da parte di tutti, non so come succede e perché, ma sia a casa che al lavoro percepivo che la tensione si stringeva intorno a me in modo inesorabile e senza pietà.
La fiducia in me, recuperata grazie all’amore (bhakti o caritas) dei compagni di viaggio e degli insegnanti, mi ha rimesso in piedi. I docenti sono un esempio autentico di sostegno e ascolto, è da loro che impariamo cosa significa essere un counselor Bhaktivedanda, poi dai libri. È come quelle ricette che le vedi fare da sempre, quando sei piccola, poi le fai anche tu in automatico e non ti serve un libro, un dosaggio, un consiglio. Sai come si fa, l’hai visto fare. Queste esperienze, fatte in questo modo, rimangono inscritte nell’anima molto a lungo e sono queste che porteremo con noi nel tempo.
È stato detto anche in occasione delle discussioni delle tesi di fine percorso in luglio: sono le emozioni a rendere interessanti le discipline. Abbiamo amato alcune materie più di altre quando andavamo a scuola, quando amavamo il nostro insegnante, perché attraverso le nostre emozioni abbiamo appreso la lezione più importante.
Tra l’altro non è così facile ascoltare le proprie emozioni, fronteggiare questa specie di drago interiore, poterle gestire e usare nel modo più adeguato e nemmeno è facile gestire i propri limiti e gli aspetti più tecnici e schematici del lavoro del counselor.
Ho un personale termometro per capire se mi sento felice davvero e appagata: sentire sgorgare dal mio cuore la gratitudine. Questo è il mio personale termometro di soddisfazione. Ebbene oggi mi sento molto grata di quello che ho ricevuto e di quello che piano piano riesco a fare.