Skip to main content

Emozionalmente fragili

DI ALESSANDRA CORA'

Le emozioni sono i colori della vita, anche se non sono conosciute così approfonditamente; le persone fanno fatica a raccontare le loro emozioni, di solito restano senza parole, pensierose come a dire: ”E adesso che dico?”
Parlare di sé attraverso le emozioni significa aprirsi ad un sentire profondo, intimo, è mettersi a nudo, e la nudità in qualsiasi forma la si voglia vedere, mette disagio, perché fa sentire vulnerabili.

Le debolezze di solito non si mettono in mostra, ma si tengono celate e per non farci scoprire assumiamo delle maschere che ci permettono di affrontare impavidi le sfide di ogni giorno. Le emozioni ci parlano di come siamo veramente, sono il biglietto da visita di come affrontiamo il mondo e le relazioni. Se il fine è quello di migliorarsi e trasformarsi è su di esse che si deve lavorare, per imparare ad accoglierle e gestirle, altrimenti si viene travolti sia in bene che in male e se un’ onda ci investe ci porta sotto, il respiro viene meno, la paura ci annebbia la vista e si trasforma in panico… se velocemente non riprendiamo il controllo si rischia di annegare.
Quante volte affoghiamo dentro le nostre emozioni? Ogni qualvolta che prendono il sopravvento e reagiamo d’istinto, nel modo meno opportuno, oppure quando entrano prepotenti come lame taglienti lasciando profonde ferite. Poi ci si ritrova sfiaccati, persi, malconci, fragili e facili prede di altre onde emozionali.
Le emozioni sono collegate alle “memorie emozionali”, aggregati psichici che possono essere recenti o arrivare da un passato remoto, ma che se stimolati da fatti o parole ritornano in auge forti e colpiscono duro se non siamo preparati ad affrontarli.
Ritrovarsi fragili di fronte alle emozioni significa essere privi di centratura, se non si è centrati non si ascolta e non si va incontro all’altro, ma si cade nelle spire dell’ego che si sentirà: arrabbiato, triste, disgustato, minacciato, danneggiato, offeso, venirne fuori diventa un’impresa titanica, così si piangono tutte le lacrime disponibili, ci si lamenta e tutto diventa insopportabile e pesante da sostenere.
Tuttavia, abbiamo gli strumenti per essere emozionati e allo stesso tempo saldi nel sé, in quell’anima che mai viene intaccata, da niente e da nessuno, essere nel sé ci permette di accogliere l’emozione, di osservarla e sentire dove si muove nel corpo e allo stesso tempo fa scattare una certa schermatura che permette di non attivare quei vissuti emotivi che al galoppo arriverebbero battaglieri. Se riuscissimo a rimanere centrati nel sé, padroni del corpo e della psiche, osservatori attenti dei pensieri e delle onde emozionali, osserveremmo ciò che accade con distacco, riusciremmo a trovare le parole giuste o il silenzio appropriato e tutto scorrerebbe come placida acqua. Lo so, scriverlo è facile e so quanto sia impegnativo metterlo in atto, tuttavia mi sono resa conto che la fragilità dovuta a emozioni mal gestite è causa di una possibile caduta e mi son stufata di sbucciarmi le ginocchia, che ultimamente sono massacrate. Probabilmente per capire dovevo passare per un sentiero impervio, ora però penso che non ne vale la pena… mi sono accorta che non molto lontano c’è anche un percorso più facile e meno accidentato. È la strada del gioire nella sofferenza, del giocare vivendo, in questo modo tutto diventa più leggero, sì, non è immediato è un’ulteriore cambio di paradigma, che implica aver imparato a parlare alla mente e farsela amica, perché dipende da noi, sempre da noi, anche se per comodità diamo la colpa agli altri.
Questo cambio di prospettiva avviene se si crede profondamente in sé stessi e nel cammino intrapreso, allora non ci sono ne se, e ne ma, a metterci dubbi, tuttavia ci sarà la forza della migliore versione di noi stessi che ispira ad amare, ad essere compassionevoli, a perdonare e ad andare oltre, perché nella vita le cose che accadono sono tutte meravigliosamente al posto giusto.