MINE emotive e MINE relazionali
DI DANIELA GIRONI
[Dialogo soldato e uomo del deserto:]
- Perché tu messo piede su mina?
- Perché eravamo in marcia verso il villaggio!
- Perché verso villaggio?
- Perché ci siamo persi nel deserto!
- Perché in deserto?
- Perché era la nostra missione!
- Perché missione?
- Perché siamo in guerra!
- E perché tu in guerra? Eh? Tu vuole uccidere nemico?
- No, sono un soldato!
- E perché tu soldato?
- Perché non avevo ragioni per restare, non avevo più nessuno ormai.
- Perché più nessuno ormai? Diventa uomo libero. Tu devi andare avanti, anche strada sbagliata può portare a casa.
I giorni seguenti al seminario di settembre, forte era l'intenzione di dedicarmi alla scrittura della relazione eppure, piccoli e poco importanti eventi, intromettendosi, ostacolavano quella mia intenzione.
Ho imparato ad attendere perché ho imparato ad avere fiducia in ciò che appare a tutti gli effetti un ostacolo e così è caduto anche il giudizio.
Senza di esso so che ciò che mi accade è necessario, so essere nei pensieri di Qualcuno che ha a cuore la mia evoluzione.
In questo caso la Sua intenzione si è manifestata offrendomi la visione di un film: “Mine”. Ho compreso che non potevo procedere alla scrittura della relazione senza che la mia coscienza fosse toccata dal messaggio di quel traumatico film.
Il termine trauma deriva dal sanscrito 'tarami' che significa passare al di là e non è altro che un passaggio che conduce da una condizione ad un'altra se siamo disposti ad assumerci la responsabilità della nostra vita. E' proprio il trauma che dona la possibilità di toccarci e oltrepassarci fino a farci scorgere, finalmente, la nostra essenza. E' lì che scopriamo di che pasta siamo fatti, è lì che scopriamo a quale tipologia percettiva apparteniamo. (Vata,Pitta,Kapha) Le trappole esistenziali o traumi intervengono nella nostra vita per migliorarci pur facendoci restare in vita.
Che grande opportunità!
Accade nella vita che un evento traumatico, proprio una mina, esploda sotto i nostri piedi e ci lasci gravemente danneggiati ma vivi. Senza le gambe o braccia o senza udito o vista, tutto ciò che riusciamo a fare è sopravvivere e, quando sopravviviamo, la sofferenza è la nostra più fedele compagna che, per alimentarsi ed assumere completamente il potere su di noi, crea da una sua costola il vittimismo.
Il gioco è fatto. Da quel momento tutto ciò che può andare storto avviene, pestiamo continuamente mine e il terrore che sollevando il piede possano esplodere ci immobilizza in quanto atterriti dalla paura che proprio quella mina ci renderà ulteriormente infelici; d'altronde ciechi e sordi e senza né gambe né braccia per lo scoppio di quella mina nel passato, crediamo non esista via d'uscita. Strangolati da un senso soffocante di paura, la rabbia non tarda a manifestarsi. Se non si comprende il significato evolutivo di ciò che ci accade, ci auto-condanniamo alla più alta delle pene previste dal nostro codice penale: l'ergastolo.
Le emozioni di base se non comprese, accolte e trascese ci trasformano in crudeli e spietati esecutori di comportamenti mortificanti e deprimenti, una sorta di ostilità beffarda verso sé stessi che conduce alla perdita della memoria di Sé per cui, non ricordiamo più chi siamo e quale è lo scopo per cui siamo qui.
Ma cosa vorrà mai dire perdere la memoria di Sé?
Perdere la memoria di Sè significa aver voltato le spalle alla vera ed unica modalità relazionale dalla quale possono poi prendere vita, in modalità sattvica, tutte le altre sotto-categorie relazionali. Si tratta di una vera e propria distinzione basata sulla differenza nel modo o nella categoria dell'essere. E' ciò che permette il relazionarsi con una distinzione operativa di base: l'asserzione di verità che siamo esseri divini incarnati ovvero jiva, anime incarnate collegate con il corpo materiale. E' questa la peculiarità sulla quale si fondano gli insegnamenti del counseling relazionale spirituale erogato dal CSB: la distinzione ontologica.
Dimenticarsi di essere anima che vive in “collaborazione” con un corpo materiale è la causa unica delle distorsioni relazionali.
L'identificazione con il proprio corpo e la propria mente (manas) porta alla percezione del mondo attraverso i soli organi di senso di quel corpo, che il cervello tradurrà poi in pensieri e reazioni. La distinzione ontologica, attraverso le sue priorità etiche, facilita i processi metacognitivi affinchè l'osservatore divenga simultaneamente osservato, dando vita ad un processo o stato multiplo nell'ambito di un singolo essere. In questa modalità il pensiero reattivo lascia spazio a ciò che mi piace definire filosofia dell'azione.
E' una vera e propria distinzione operativa che genera un tipo particolare di schema ecologico, schema richiesto per guidare l'azione.
Nell'auto-osservazione si innesca un processo di disidentificazione che permette di porre al centro dell'attenzione la relazione e non comportamenti e contenuti, dando così vita ad una confortante e fiduciosa relazione evoluta.
Se mi ricordo di me, se so che la realtà esterna è la proiezione della realtà interna, non vivrò in spirito di reciprocità bensì in spirito di offerta che è l'antidoto dell'abbruttimento umano causato dalle malattie relazionali.
Mike Stevens, il protagonista di Mine, è un soldato altamente addestrato che non porta a buon fine la missione affidatagli perché qualcosa di misterioso lo turba, qualcosa di potente gli impedisce di dire SI ad un ordine esterno e decide al contrario di dire invece Si ad un ordine interno.
(l'osservatore, osservandosi, dà inizio a quella che Rosenberg definisce danza empatica. E' l'inizio della fine dell'io)
La missione, perciò, non va a buon fine e Mike e il suo compagno nonché migliore amico Tommy, sono costretti alla fuga.
(quando il processo di auto-empatia ha inizio, si è ancora nella fase reattiva e la fuga dal proprio io rappresenta l'unica alternativa che è possibile attuare) Dove sono diretti Mike e Tommy? Sono diretti verso il punto in cui verranno recuperati, un villaggio nel deserto.
(il punto di recupero rappresenta il raggiungimento della pienezza del proprio sentire oltre il piano cognitivo-emotivo, lontani dal conflitto con sé stessi) Lungo il cammino Mike continua a sentire forti turbamenti, intuizioni a cui non riesce a dare ascolto, mentre il suo amico Tommy pare cieco e sordo, e procede lungo il percorso perseverando nella inconsapevolezza più totale.
Mike sente che il terreno sulla quale stanno camminando è un terreno minato e sente l'invito a guardare oltre il passato. Il desiderio di ritrovare la scintilla divina è ancora inconsapevole ma, siccome essa è “fonte della nostra origine e scrigno contenente la mappa del tesoro con sopra tracciate le indicazioni del ritorno a "casa", diviene fuoco d'amore e conoscenza.”[1] Ed ecco che arriva ciò che spesso è NECESSARIO: il trauma.
Tommy rimane gravemente mutilato a causa dell'esplosione di una mina , Mike tenta di aiutarlo ma sente di aver messo anch'egli il piede su una mina.
E lì si blocca, muoversi significherebbe una quasi certa esplosione della mina che lo porterebbe alla morte.
Tommy realizza quale è la sua condizione (la mina gli ha portato via le gambe), decide di porre fine al suo calvario, riesce ad estrarre la sua pistola e si uccide. (la consapevolezza è concentrazione sul presente, l'inconsapevolezza è “uccidere il vivo e risvegliare il morto”[2]) Mike ora è solo, immobile, e in quell'immobilità è invitato a guardare oltre il passato e il futuro. Ma la sua immobilità non è solo fisica e attraverso realtà e finzione non sempre distinguibili, Mike viene condotto in un luogo ben più problematico di quello di partenza: la sua coscienza. E in quel luogo dove si compie il suo relazionarsi con la vita, rivive la relazione con la madre vittima di un marito violento;, la relazione con il padre violento, la relazione reattiva di sé stesso bambino e la conseguente relazione reattiva di sé stesso adulto che produce conseguenze distruttive sulla relazione di coppia con la sua compagna e in generale in tutta la sua vita. Il suo reagire sempre identico a tutto ciò che gli accade lo porta all'immobilità. Quella mina esplosa nel passato continua la sua minaccia di esplosione. Le persone cambiano, le situazioni cambiano ma se sono le nostre reazioni a non cambiare, si rimane immobili in una eterna sofferenza emotiva dove la presenza di rabbia, tristezza e soprattutto paura, danno origine a relazioni disfunzionali e a quello stallo esistenziale di cui Mike era vittima da molto prima di arruolarsi nell'esercito.
La relazione guida le nostre scelte: si sarebbe mai arruolato Mike nell'esercito se avesse sviluppato gradi di consapevolezza, conoscenza e coscienza diversi?
Ma non è mai troppo tardi, il cammino verso la consapevolezza è avventuroso e stimolante. L'eterno scontro tra l'essere e i guna è indispensabile per risvegliare il proprio Sé e per trovare la forza di fare un passo avanti.
La sofferenza che l'essere umano vive nel compiere il salto evolutivo è diversa dalla sofferenza che si compie in assenza di progettualità e spiritualità. Questo film mi ha svelato in meno di due ore come l'uomo può invertire le percezioni proprio attraverso un evento traumatico. Il trauma contiene la domanda e la risposta ai nostri perché, muove alla comprensione e la comprensione muove all'empatizzazione relazionale che è qualcosa di più raffinato di un semplice coglimento del vissuto altrui.
La capacità e la qualità dell'empatia definiscono qualità e modulazioni relazionali e da qui si genera la gradazione tra relazioni primitive, oppositive, affini ed evolute, sulla base della quantità e qualità di affettività contenuta in esse. Mettiamo il piede su mine tutti i giorni e la paura che possano esplodere ci immobilizza se siamo preda delle emozioni primarie che non necessitano di autoconsapevolezza. In presenza di una certa capacità di introspezione, quando ci accorgiamo che qualcosa sotto il nostro piede fa click, intervengono emozioni più evolute, dette secondarie, poiché implicano e coinvolgono il concetto che una persona ha di sé.
Desideri che si possa giungere a vedere una porta e, oltrepassare quella porta, significa essere davvero soli, quantomeno psicologicamente perché per creare un proprio ordine, un proprio futuro è necessario rompere quello precostituito da chi ci ha generato e questo fa paura più di ogni altra cosa. Si agita la paura del tradimento, dell’abbandono, sia nel senso di abbandonare che di essere abbandonati. Per non parlare della paura del rifiuto e del fallimento.
Viviamo portandoci dentro un grosso limite: il limite della felicità.
E Mike? Chissà se sarà riuscito ad oltrepassare il limite della felicità che è la paura di osare troppo e per questo di essere puniti per aver osato. La felicità non come limite ma come scopo, porta alla libertà.
Perché tu messo piede su mina?
- Perché eravamo in marcia verso la consapevolezza!
- Perché verso consapevolezza?
- Perché ci siamo persi nel deserto relazionale!
- Perché in deserto relazionale?
- Perché la capacità relazionale è una missione da compiere!
- Perché missione?
- Perché siamo in guerra!
- E perché tu in guerra? Eh? Tu vuole uccidere nemico?
- No, sono un soldato!
- E perché tu soldato?
- Perché non avevo ragioni per restare, non avevo più nessuno ormai.
- Perché più nessuno ormai? Diventa uomo libero. Tu devi andare avanti, anche strada sbagliata può portare a casa.
“La determinazione è il duro lavoro che fai dopo che ti sei stancato del duro lavoro che hai fatto.” Newt Gingrich.
1 (Il risveglio iniziatico, novembre 2016) 2 ibidem