Skip to main content

Relazioni, Comunicazione ed Empatia (PARTE I) di Andrea Boni

RIFLESSIONE ISPIRATA DAGLI INSEGNAMENTI E DALLE OPERE DI MARCO FERRINI E DALLA LETTURA DI UN LIBRO DI PIER PAOLO DONATI, “L’ENIGMA DELLA RELAZIONE”.

Le relazioni sono il più grande enigma della nostra vita. Ciò avviene in virtù del fatto che normalmente trascuriamo, non conosciamo o ci impediamo di conoscere gli elementi fondamentali delle relazioni, che consistono nel trovare la risposta ai seguenti quesiti: chi sono io? Chi o cosa voglio essere? Chi è l’altro? Cosa ci accomuna in questa relazione e perché tendiamo ad entrare in conflitto? Perché sono così importanti le relazioni? L’insoddisfazione che generalmente accompagna il modo con cui viviamo le relazioni nasce dal fatto che tutte le risposte a tali domande, senza un’adeguata conoscenza, lasciano in ombra il nucleo fondamentale che ci lega ai termini di riferimento essenziali di un incontro. La necessità di indagare gli elementi fondamentali delle relazioni è necessario non solo per l’armonia dei soggetti coinvolti, ma anche per comprendere la nostra concreta esistenza ed il suo senso evolutivo. Tutto ciò rimane nebuloso ed oscuro se non indaghiamo quella realtà profonda che è la nostra relazione con ciò che è davvero importante per noi. Certo, affrontare la relazione con gli altri e con il mondo è spesso doloroso, difficile, impegnativo. Se lo è, ciò accade in virtù del fatto che lì, nelle relazioni, giacciono gli interrogativi della nostra vita, e proprio in questo senso, si può parlare di “Io e gli altri nel gioco della vita”, per citare uno tra i lavori più importanti di Marco Ferrini. L’enigma della vita umana sta nel fatto che la relazione implica uscire da sé stessi per incontrare un Altro che, spesso, ci è ignoto e con cui non sempre sappiamo come comunicare in modo evoluto. l’Altro è uno sconosciuto per ciascuno di noi nella misura in cui ci impediamo di affrontare una relazione con Lui, ed è solo affrontando questa relazione che possiamo cercare di capire qualcosa su chi Egli sia, comprendere come siamo legati, qual è il senso e quale relazione cercare con Lui. Quello che intendo dire è che le nostre relazioni con tutti gli esseri viventi assumono un senso e diventano armoniose solo quando ci permettiamo di comprendere l’enigma della relazione primaria, quella ontologica, a partire dalla quale ed intorno alla quale tutte le relazioni possono svilupparsi in modo autentico. D’altra parte, la ricerca dello Yoga è proprio questo: cercare di scoprire l’enigma della relazione con Dio. Quando questo non avviene, quando non mettiamo al centro della nostra ricerca la progettualità ed il Senso, ci troviamo ingabbiati in una visione egoistica, ego-centrata, e così nascono facilmente i conflitti.

Un conflitto è sempre caratterizzato da tre componenti: il contenuto, il comportamento e la relazione. L’aspetto di relazione è prevalente e ben più importante, eppure nella maggior parte dei conflitti viene trascurato, focalizzando l’attenzione sul contenuto o sul comportamento. Se succede che entriamo in conflitto con un collega, un amico, o un parente, ossia quando l’”io” sbatte contro un “muro”, ci rendiamo conto che, al di là del comportamento dell’altro o di quello che sta dicendo, c’é in gioco qualcosa di veramente importante: “ciò che sta fra di noi”. Questo qualcosa dipende dalla “relazione” che c’é tra di noi, più che dal contenuto che stiamo discutendo o dal comportamento reciproco. In tali circostanze ci chiediamo; “cosa debbo fare?”, domanda che sottende: “devo continuare a stare nella relazione o devo uscirne?”, “cosa devo fare di questa relazione?”. Ciò che si intende qui, è che tendiamo a reagire ai contenuti, o al comportamento dei soggetti coinvolti, ma il vero gioco è sulle relazioni, anche se questa dinamica si attiva per lo più inconsapevolmente. È proprio in questo senso che Marco Ferrini afferma: “Io e gli Altri nel gioco della vita”. La modernità occidentale ha esaltato l’”io”, a scapito del “sé” e delle relazioni tra i “sé”. Questo è avvenuto negli ultimi secoli, a seguito del pensiero illuminista prima e positivista successivamente, in cui sono state esaltate le componenti di razionalità e di riscontro individuale e frammentato, trascurando gli aspetti più sottili, impalpabili, ma presenti, che sono collegati al collettivo, e quindi all’unione, alle sottili leggi che ci legano l’uno all’altro. Nelle relazioni sono state così esaltate le opposizioni, i confronti, le competizioni, piuttosto che l’integrazione, la cooperazione, la complementarietà, l’ascolto, l’accoglienza. È ancora possibile ritrovare l’essenza della relazione, focalizzandosi sul sé di ogni essere vivente, e vivendo nella consapevolezza del qui ed ora, nell’ascolto reciproco interiore delle emozioni e dei bisogni, superando così i limiti del contenuto e del comportamento.