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Ente di Formazione Accreditato MIUR ai sensi della direttiva 170/16

Musicoterapia nel contesto socio /educativo per un dialogo inclusivo e trasformativo

INTATTENIMENTO, EDUCAZIONE, PREGHIERA, CURA...QUANTE FUNZIONI PUò SVOLGERE UN LINGUAGGIO MUSICALE?

11-12 Novembre 2023(Parte I)
10-11 Febbraio 2024 (Parte II)

In presenza presso il Campus CSB a Ponsacco ed in diretta ZOOM (è fortemente raccomandata la presenza a Ponsacco)

 

TEMPO DI INCLUSIONE: Suono ,musica, frequenze sonore e stare insieme….

Fabio Pianigiani e Andrea Boni

"Ho lasciato la musica perché da essa ho avuto tutto quello che dovevo ricevere. Per servire Dio bisogna sacrificare ciò che si ha di più caro; e così ho sacrificato la mia musica. Sono arrivato allo stadio in cui ho raggiunto la Musica delle Sfere. Da allora ogni anima è divenuta per me una nota musicale e tutta la vita è diventata musica. Ora, invece degli strumenti sintonizzo le anime, invece delle note armonizzo gli esseri umani, mettendoli in armonia con se stessi e con gli altri ….Ho trovato in ogni parola un certo valore musicale, una melodia in ogni pensiero, armonia in ogni sentimento ed ho tentato di interpretare tutto ciò con parole chiare e semplici per coloro che erano abituati ad ascoltare la mia musica. Ho suonato la vina fino a quando il mio cuore si è trasformato nello strumento stesso; quindi ho offerto questo strumento al divino musicista, l'unico musicista esistente. Da allora sono divenuto il suo flauto e, quando vuole, egli suona la sua musica. La gente ha fiducia in me grazie a questa musica che in realtà non è dovuta a me ma al musicista che suona il suo strumento" 
Hazrat Inayat Khan

In Breve: In questo seminario incluso all’interno del percorso di formazione in Counseling del Centro Studi Bhaktivedanta Fabio Pianigiani, musicoterapeuta e compositore, affiancato da Andrea Boni, Counselor e coordinatore del Dipartimento di Counseling del Centro Studi Bhaktivedanta, ci accompagneranno nel mondo straordinario dell’arte dell’ascolto, attraverso l’uso della musica come “potente scuola dei sentimenti”. Imparare a saper ascoltare è una vera e propria arte, che può essere acquisita con l’esercizio costante; la musica si offre al servizio di questo esercizio, per imparare l’empatia e come metodo socio-educativo. Il seminario sarà caratterizzato da sessioni teoriche, condivisioni ed esercizi, per imparare a crescere ed evolvere nell’inclusione e nell’umanità. 

La musica è «una potente scuola dei sentimenti», e sebbene delle sue componenti esoteriche e scientifiche ne è rimasta solo una pallida ombra, costituisce ancora lo strumento efficacissimo di un’educazione emotiva e comportamentale a tutto campo; fornisce «un addestra- mento collettivo nella conoscenza delle passioni, una palestra dove sperimentare in presa diretta ... le dinamiche dell’effusione emotiva per una loro trasformazione evolutiva. Volendo allora avvicinarci alla musica, la si deve osservare in primo luogo nell’interazione e nell’interconnessione con le scienze e la filosofia, di cui è parte tuttora integrante. Il suono è un fenomeno fisico in certo senso primordiale. Sta all’origine della percezione. Nel buio dell’universo che si va formando, il suono già esiste: è prima della luce. Il suono è la fonte di un costante stupore, di quella meraviglia che a sua volta è il motore di ogni conoscenza. Quindi, prima ancora che indagare il suono, è necessario alzare gli occhi al cielo silenzioso e meravigliarsi. L’uso indiscriminato delle risorse sonore, infatti, se da un lato impoverisce la componente estetica della musica, dall’altro rafforza la convinzione che l’uomo non possa vivere senza, al pari di aria e acqua. Così l’homo œconomicus di questa nostra crepuscolare era industriale è un uomo effettivamente “sonoro”, ma lo è in una sola dimensione, quella inebetita imposta dallo sfruttamento massiccio della musica. È un uomo sonoro poco predisposto alla manualità e all’impegno che la musica richiede e condizionato da una tecnologia troppo spesso strategicamente illusoria ed elusiva, fortemente condinzionante in un senso involutivo per la coscienza.  

“…Le vibrazioni dell'anima sono le più potenti ed arrivano più lontano, esse fluiscono come una corrente elettrica da un anima all'altra. Tutte le cose e tutti gli esseri nell'universo sono collegatil'uno con l'altro, visibilmente o invisibilmente, ed attraverso levibrazioni si stabilisce tra essi una comunicazione in tutti i piani dell'esistenza. Per esempio quando durante una riunione una persona tossisce, altri tossiscono, lo stesso vale anche per lo sbadiglio, il riso, l'eccitazione o la depressione. Ciò dimostra che le vibrazioni trasmettono le condizioni da una persona all'altra; il veggente perciò vede il passato, presente e futuro e percepisce lec ondizioni su tutti i piani dell'esistenza.
Le vibrazioni operano attraverso la corda della simpatia esistente tra l'essere umano ed il suo ambiente e rivelano le condizioni del passato, presente e futuro; ciò spiega perché l'ululare del cane predice la morte e il nitrito del cavallo il pericolo. Non solo ciò è chiaro negli animali, ma perfino le piante nei momenti penosi cominciano a morire, i fiori ad appassire,mentre in periodi di felicità essi crescono e prosperano. La causa per cui le piante e gli animali possono percepire le vibrazioni econoscere gli eventi futuri, mentre l'uomo li ignora, è che l'uomo si è accecato con l'egotismo. L'influenza delle vibrazioni rimane sulla sedia su cui ci si siede, nel letto ove si è dormito, nella casa dove si vive, negli abiti che si indossano, nel cibo che si mangia e perfino nella strada dove si cammina.Ogni emozione sorge dall'intensità delle vibrazioni  che, se sono attive in varie direzioni, generano diverse emozioni; la causa principale di ogni emozione è semplicemente l'attività. Ogni vibrazione, quando è attiva, solleva la coscienza verso la superficie più esterna e la bruma provocata da questa attività si raccoglie in nuvole che noi chiamiamo emozioni.” 
Hazrat Inayat Khan

 

I linguaggi sonori sono potenti strumenti espressivi e comunicativi della sfera emotiva, particolarmente efficaci nell’esprimere vissuti difficilmente comunicabili, come quelli che caratterizzano lo stress, la solitudine, la  malattia etc. Nonostante l’enorme sviluppo che la tecnologia della comunicazione ha avuto nel nostro tempo, accade spesso che persone in situazioni di difficoltà, si trovino a vivere un pesante senso di solitudine e di isolamento. La musica permette un’espressione diretta, immediata, spontanea, arcaica ed istintiva di noi stessi che non passa attraverso l’intelletto. Ognuno ha in sé delle risorse proprie e un potenziale autorigenerativo che va semplicemente stimolato. La musica /suono svolge questa funzione e ci consente di credere ed essere fiduciosi nelle capacità che tutti quanti noi possediamo. Lavorando sulle risorse individuali e utilizzando le parti positive, si ottengono dei cambiamenti stabili andando a sollecitare e trasformare le parti negative, oscure. Così, la musicoterapia, con le sue tecniche e materiali, favorisce la conoscenza di sé stessi e delle proprie potenzialità e rende possibile l’integrazione di tutte le risorse di cui disponiamo per poter vivere meglio. 

La musicoterapia quindi svolge la funzione non solo di trattamento di malattie ma anche di trasformazione, evoluzione e crescita dell’individuo, quindi è un potente mezzo nell’ambito del Counseling. La produzione artistica non avviene in completa solitudine, ma prevede una relazione tra due persone, l’operatore e l’assistito, e nell’ambito della quale, la propria creazione viene osservata e discussa, un po’ come accade ai bambini quando mostrano il proprio disegno ai genitori. I materiali e le tecniche che il cliente utilizza gli permettono di esprimere, plasmare e dare una identità precisa al problema che l’ha portato nell’incontro con il facilitatore (ovvero colui che facilita l’osservazione di sé e l’avviamento al cambiamento interiore); attraverso l’aiuto dell’operatore è possibile raggiungere una nuova visione di tale difficoltà, un’intuizione, un insight che lo avvicini alla risoluzione del conflitto interno. Il musicoterapeuta deve saper quindi accogliere, legittimare, amplificare i messaggi dell’altro con parole, suoni/musica e proposte. Nel fare ciò deve avere una sensibilità estetica capace di cogliere non la bellezza, il gradevole o il piacevole ma il significativo, il comunicativo. In questo contesto i canoni di bellezza non esistono, ciò che conta è la comprensione, l’accettazione e la contemplazione di ciò che il cliente intende comunicare con la propria visione. I prodotti artistici non devono mai subire “interpretazioni”, il significato è sempre personale, privato, egocentrato e và ricercato attraverso il colloquio, cosicché sia il cliente stesso ad individuare il giusto messaggio della propria creazione. 

 

“…L'armonia è la sorgente della manifestazione, la causa della sua esistenza e il tramite fra Dio e l'uomo. La pace che ogni anima si sforza di raggiungere, che è la vera natura di Dio e il traguardo finale dell'uomo, non è altro che la conseguenza dell'armonia; ciò dimostra che senza armonia tutte le realizzazioni della vita sono inutili. Ed il raggiungimento dell'armonia viene chiamato cielo ed è la sua mancanza che viene chiamata inferno. Solo colui che ne è in possesso è atto a capire la vita - e colui che è privo di armonia è stolto malgrado tutte le altre possibili conoscenze.”
Hazrat Inayat Khan

 

Dall’Illuminismo in poi, sono stati privilegiati l’aspetto cognitivo, la mente, l’intelletto, la ragione, (aspetti caratteristici dell’emisfero sinistro) a discapito della creatività, della fantasia, dell’intuizione, delle percezioni sensoriali (aspetti caratteristici dell’emisfero destro). In questo modo le risorse tipiche dell’emisfero destro sono state quasi completamente dimenticate con un conseguente impoverimento della capacità a vivere “con tutto sé stessi” la propria esistenza. L’Arteterapia si pone come obiettivo la riappropriazione di tale patrimonio in quanto può essere un valido sostegno nelle situazioni di difficoltà che la vita ci pone. Attraverso un disegno, un colore si può contattare l’aggressività. Con la musica si può facilitare l’espressione dei sentimenti e con la danzaterapia il corpo è libero di esprimersi con il proprio linguaggio, al di là delle convenzioni. Attraverso il teatro si ha la possibilità di impersonare ruoli nuovi e mettersi nei panni degli altri. 

Sempre più l'approccio farmaceutico convenzionale con cui vengono trattate alcune tipologie di clienti, risulta essere sterile, un approccio che scinde l’unità corpo-mente dell’individuo, un approccio che non considera il lato psicologico/spirituale del soggetto. Crediamo che sia molto importante che il cliente, in casi in cui sia richiesto, possa essere affiancato non solo dal medico o da un professionista della psiche, ma anche da una figura che crei un collegamento tra l’ ambiente esterno e il soggetto, una figura che tenga conto delle sue sensazioni e dei suoi stati d'animo e che permetta al soggetto di esprimersi nel miglior modo possibile, che gli permetta di affrontare al meglio il disagio  derivante dal suo senso di separazione dal sé, consapevole o inconsapevole. 

Ogni musica viene prodotta per essere interpretata, capita e apprezzata: questo è il suo scopo ultimo. Ogni ascoltatore assume spontaneamente e naturalmente nei confronti della musica che gli piace un atteggiamento interpretativo: le attribuisce un senso anche senza rendersene conto. Quando si trova di fronte a musiche inconsuete assume lo stesso atteggiamento ma non ottiene risposte: la musica non si lascia interpretare. Bisogna saper conservare il proprio atteggiamento interpretativo, perché la comunicazione musicale ha sempre a che fare con i problemi profondi dell’affettività umana, i problemi del nostro vissuto, e il carattere affettivo di una musica è sempre a disposizione. Bisogna avere un moto di fiducia iniziale in quel piccolo germe comunicativo e nella propria capacità di coglierlo.

Se una musica ci commuove o ci piace è perché ha un “carattere affettivo” (ma potremmo anche chiamarlo “espressività”) che abbiamo capito e ci ha colpito perché corrisponde a qualche aspetto della nostra stessa affettività, e che interpretiamo come il senso che essa possiede, o il contenuto che noi le attribuiamo.

 

“…Se stiamo attenti alla musica della natura, scopriamo che ognicosa sulla terra contribuisce alla sua armonia. Gli alberiondeggiano gioiosamente i loro rami col ritmo del vento; il suonodel mare, il mormorio della brezza, il fischiare del vento tra lerocce, colline e montagne, lo sprazzo del fulmine e lo scoppio deltuono, l'armonia del sole e della luna, il movimento delle stelle edei pianeti, lo sbocciare dei fiori, lo sbiadire delle foglie,l'alternarsi regolare della mattina, sera, pomeriggio e notte, tuttorivela al veggente la musica della natura.”
Hazrat Inayat Khan

 

Empatia

Ogni ascoltatore possiede strumenti di comprensione e una competenza interpretativa che ha acquisito per abitudine all’ascolto. La nostra cultura musicale è complessa e molteplice: anche chi non sia abituato ad ascoltare musica classica, jazz, pop, etc. ne ha comunque conoscenza indiretta attraverso altri tipi di musica che possono avere in comune con essa alcuni procedimenti strutturali. L'esposizione ad essa avviene in forme indirette, ma sicuramente avviene, e a volte avviene senza che l'ascoltatore ne sia consapevole. Più difficile, anche se non escluso, è che un ascoltatore occidentale abbia orecchio anche parzialmente addestrato ad ascolti di musiche lontane dal nostro universo. L'esposizione, anche se saltuaria e indiretta, può creare competenze, sia pure ridotte o marginali. 
Per interpretare un pezzo di musica non basta un atteggiamento neutro o astratto. Il carattere affettivo non si lascia cogliere se i suoi contenuti non vengono interiormente ricostruiti e fatti propri dall’ascoltatore. Questo sembra avere a che fare con l’empatia.

 

Ascolto creativo

Ascoltare musica non è un'attività passiva o neutra, bensì un esercizio impegnativo di partecipazione personale. La molla di questo impegno consiste nel provare piacere: l’ascolto musicale è auto gratificante. Lo scopo dell’ascolto è però lo scambio di esperienze. L’empatia musicale ha il ruolo di arricchire la nostra vita interiore facendoci partecipare alla vita interiore di altri esseri umani. L’esperienza dell’ascolto è però di per sé stimolante: se non si prova piacere a compierla significa che non si sta propriamente ascoltando. Quindi la fatica e l’impegno hanno un compenso di gratificazione automaticamente incluso nell’ascolto stesso. 
Da un lato si tratta di compiere uno sforzo di tipo introspettivo: chi ascolta deve saper riconoscere e scoprire entro se stesso i caratteri affettivi che la musica ascoltata sembra voler comunicare. In secondo luogo si tratta di compiere uno sforzo metalinguistico: quello di trovare immagini, metafore, gesti e colori, ma soprattutto parole che possano spiegare il carattere affettivo della musica ascoltata.

 

In un’epoca di overdose di immagini, dove l’apparenza e quindi il rendersi visibili annullano tutti gli altri sensi e privano sostanzialmente i più della capacità di sentire con le orecchie e con il resto del corpo, dove l’ambiente acustico è severamente inquinato e impedisce la selezione della fonte sonora e l’ascolto deliberato  e concentrato è bene ripensare però al fatto che è proprio la funzione dell’ascolto a costituire una delle acquisizioni umane più importanti per la comunicazione.

Grazie ad una complessa rete di controllo, l’orecchio si mette all’ascolto del mondo esterno al fine di comunicare con questo.

“Il mistero del suono è il misticismo; l'armonia della vita è lareligione. La conoscenza delle vibrazioni è la metafisica e l'analisidegli atomi è la scienza, e il loro armonioso raggrupparsi è l'arte.Il ritmo della forma è la poesia e il ritmo del suono è la musica.Ciò dimostra che la musica è l'arte delle arti e la scienza di tutte lescienze e che contiene dentro di sé la fonte di tutta la conoscenza.” Hazrat Inayat Khan