Il Colloquio di Counseling, con approccio Bhaktivedanta, richiede presenza, centratura, ascolto attivo, capacità di rimanere in osservazione per favorire nel cliente una ottimale elaborazione dei contenuti e il proprio corretto posizionarsi in merito agli schemi presenti, consci o inconsci. In questo senso, è molto importante acquisire competenze diversificate nell'ambito della consapevolezza di sé, del colloquio e della capacità di accompagnare il cliente con empatia e rigore. L'empatia non deve sfociare in una pericolosa risonanza, e l'accompagnamento dovrebbe sempre essere impostato nell'ottica di favorire l'avvio di un cambiamento, da creare insieme. Counselor e cliente creano il cambiamento, insieme, in una danza empatica verso la consapevolezza.
In questo seminario saranno condivisi gli aspetti fondamentali del colloquio di counseling, con l'obiettivo di favorire quanto sopra, analizzando gli aspetti di maggiore criticità che possono verificarsi in un incontro.
Laboratori specifici consentiranno la messa in pratica dei contenuti teorici attraverso simulazioni, condivisioni, esercizi a dinamica attiva con inversione di ruolo e pratiche meditative per sviluppare presenza e consapevolezza.
Il percorso di formazione in counseling del Centro Studi Bhaktivedanta è basato sulle Scienze Tradizionali dell’India. I fondamenti teoretici, filosofici e spirituali sono enunciati, primariamente, nei seguenti due testi: Bhagavad-Gita e Yogasutra di Patanjali. Essi indicano chiaramente un percorso ben definito attraverso il quale trasformare i “mali” interiori per giungere ad una nuova e più elevata consapevolezza di sé. La pratica meditativa è la centralità di questo percorso, che è soprattutto un viaggio consistente in atto trasformativo interiore.
Perché questo è importante nell’ambito del Counseling?
Un buon colloquio di counseling, secondo l’approccio Bhaktivedanta, è tale se sono ben armonizzate le seguenti componenti:
Cognitiva/razionale
Emotiva
Meta-emotiva/cognitiva
Spirituale
La pratica meditativa consente proprio di imparare a sviluppare e praticare la terza componente che è quella osservativa: lo sviluppo del sé testimone dell’esperienza cognitiva ed emotiva. Naturalmente questa è la porta per l’incontro con la componente spirituale.
Qual è dunque lo scopo della meditazione? In che modo e verso quale direzione dovremmo convogliare il potere dell'immaginazione e della visualizzazione per acquisire maggiore consapevolezza del nostro potenziale interiore?
Nei Veda è scritto:
“Come i raggi del sole permettono a persone altrimenti cieche di vedere il mondo, allo stesso modo i devoti del Signore, bramani colti e saggi, poiché hanno realizzato Vishnu e la sua illuminata dimora, possono rivelare agli altri questa suprema Verità”.
Nei testi indovedici si spiega che gli occhi di per sé non riescono a vedere la Realtà, rimangono piuttosto abbacinati dal mondo delle apparenze; gli occhi di prakriti, di materia, possono percepire soltanto la materia, nelle sue forme grossolane o sottili, ma per vedere ciò che è oltre ad essa, per risvegliarsi alla realtà interiore, profonda, per cogliere l'essenza dentro e fuori di noi, occorre ricevere la misericordia divina e dotarsi di altri occhi rispetto a quelli fisici.
Sono gli occhi dell'anima quelli che permettono di percepire nel relativo, e oltre ad esso, l'Assoluto, che possono cogliere l'eternità al di là dell'effimero, l'immortalità oltre la morte. La ricerca di se stessi rappresenta il substrato della meditazione e questo è confermato dalle grandi opere della Tradizione Indovedica. Anche numerosi altri autori, maestri di pensiero occidentali, hanno attinto dalla vastissima Cultura vedica strumenti, spunti e concetti per le loro dottrine e teorie: possiamo citare Carl Gustav Jung e la sua “individuazione di sé”. Individuare se stessi significa conoscere la nostra natura profonda, non limitarsi ad un livello superficiale e fallace quale quello della percezione sensoriale.
In questo Seminario saranno forniti i fondamenti teoretici e filosofici della meditazione, strumenti utili ed efficaci per il Counselor per imparare a stare nel qui ed ora, acquisendo consapevolezza e per orientare il cliente in un senso evolutivo oltre le maschere del sé.
La pratica teorica si alternerà con esperienze pratiche, esercizi di consapevolezza corporea ed emozionale, condivisioni in diadi ed in triadi.
Spesso le resistenze che un cliente mostra durante un colloquio di counseling sono conseguenza di blocchi emotivi che si sono originati in virtù di esperienze vissute nel passato (in sanscrito samskara). La psicologia Yoga spiega in modo approfondito come si originano i samskara e come essi siano la sorgente primaria della costituzione delle maschere del sé, vero ostacolo alla conoscenza di se stessi. Ciò provoca una incapacità di accogliere, riconoscere e superare le “maschere" che si sono via via costruite e quindi esprimere il proprio potenziale interiore, entrando come in un vortice che si auto-alimenta in un senso distruttivo e separativoQuanto siamo consapevoli del nostro para-verbale e del nostro non-verbale?
In questo seminario sono spiegate le resistenze più diffuse (il lamento, la razionalizzazione, l’attribuzione ad altri della responsabilità del proprio agire, la rimozione, la negazione), anche facendo riferimento al trattato più famoso della Psicologia Yoga, la Bhagavad-gita.
Attraverso i laboratori esperienziali saranno condivise metodologie pratiche a dinamica attiva e l’uso della visualizzazione meditativa, per imparare a percepire ed elaborare in modo evolutivo gli eventi critici, affinché essi non si depositino nella profondità dell’inconscio diventando pericolose “mine” che possono esplodere e creare sofferenza.
Le capacità acquisite in questo seminario sono applicabili in tutti gli ambiti della sfera inter-relazionale.
In una comunicazione solo il 7% (circa) riguarda il contenuto, mentre la maggior parte riguarda il para-verbale (tono, inflessioni, suoni, ecc...) ed il non-verbale (gesti, comportamento, espressioni del volto, ecc...).
Quanto siamo consapevoli del nostro para-verbale e del nostro non-verbale? Quanto siamo consapevoli a livello conscio del para-verbale e del non-verbale del nostro interlocutore?
Questo seminario fa parte della formazione in Counseling Bhaktivedanta e si rivolge a chi desidera formarsi come counselor, e a chi vuole acquisire maggiore consapevolezza della propria espressività e della espressività altrui, per migliorare le capacità comunicative e per entrare maggiormente in empatia con gli altri. Infatti, pressoché tutto ciò che riguarda la comunicazione, non di contenuto, appartiene ad una sfera inconscia dell'individuo.
La psicologia Yoga fornisce strumenti molto precisi di osservazione e consapevolezza con l’obiettivo di aiutarci a non essere sopraffatti in modo distruttivo dal bagaglio esperienziale che si è strutturato nella parte più profonda della mente (citta).
Diventare consapevoli delle dinamiche condizionanti interne facilita la comprensione di sé e dell’altro.
Conoscere le dinamiche espressive, saperle interpretare o comunque prenderne consapevolezza, è una componente fondamentale nella formazione di un counselor, e non solo.
Le capacità acquisite in questo seminario sono applicabili in tutti gli ambiti della sfera inter-relazionale.
Ecco gli argomenti che tratteremo sia teorici sia pratici:
I fondamenti della comunicazione para-verbale e non-verbale.
I principi dell'empatia e della consapevolezza emotiva.
Le emozioni di base e la loro manifestazione corporea.
I fondamenti del linguaggio del corpo.
Interpretare quanto sopra per saper entrare in empatia con il cliente: come relazionarsi in base a quanto il cliente trasmette con il suo non-verbale.
Laboratori di condivisione, role-playing e simulazioni per acquisire competenze nell'ambito della comunicazione non-verbale.
La morte è ben di più di un fatto medico. Ha un valore enorme da un punto di vista filosofico/esistenziale, psicologico, sociale, emotivo e soprattutto spirituale. Il rapporto con la morte influenza la qualità della vita e viceversa. Saper accompagnare una persona in quel momento così rappresentativo dell’intera esistenza è un'esperienza straordinaria, da un punto di vista umano, relazionale e di unione con il Tutto, perché costituisce uno specchio introspettivo per ognuno di noi, oltre che un’occasione irripetibile di donare. È il momento in cui si può dare e ricevere Amore, accompagnare per crescere.
Il nostro rapporto con la morte, e quindi quello che riusciamo a donare in un percorso di accompagnamento nel fine vita, dipendono fortemente dalla qualità della nostra vita e delle nostre relazioni, dal rapporto che abbiamo con il dolore e con la paura. Normalmente sono proprio questi i temi che emergono nella condivisione con chi sta partendo.
Purtroppo oggi troppe poche persone sono formate per affrontare questa delicata fase della relazione di aiuto. Approfondiremo questo tema con umiltà, ma soprattutto riflettendo sull’importanza di sviluppare le qualità per saper accogliere con gentilezza e amore la sofferenza altrui, per offrire una prospettiva evoluta e progettuale, alleviare pesantezze, elevare all’Amore e al perdono.
Il seminario sarà soprattutto di condivisione, di ascolto, di pratica dell’empatia. Faremo molti esercizi pratici a dinamica attiva, come il teatro di improvvisazione, role-playing, esercizi di gruppo, per stimolare riflessioni e l’auto-consapevolezza, soprattuto mediante esercizi di visualizzazione meditativa che facilitano lo sviluppo dell’osservatore interiore.
Affrontare la morte con consapevolezza aiuta ad affrontare la vita con autentico successo. “Capire la morte è capire la vita...”, ci insegna Marco Ferrini nei suoi seminari sul processo del morire. La morte è spesso un calcio al pensiero logico. È ciò che di più illogico si possa immaginare, quando vissuta come la fine di tutto, dissoluzione, scomparsa, con toni che vanno dal rassegnato al drammatico, fino al tragico. Troppo spesso e stata compresa in modo distorto, alterando il suo vero senso o addirittura negandolo, nascondendolo.
Con questo Seminario desideriamo contribuire a rivalutare il fenomeno “morte”, facilitare la presa di consapevolezza del valore di quel momento così importante per compiere un salto in senso evolutivo e viverlo come una fase di passaggio da un segmento di vita ad un altro. Comprenderemo come gestire quella che rappresenta nella vita la “grande crisi", l’esame più difficile da superare. Aquisiremo prospettive e strumenti propri del Counseling d'impostazione Bhaktivedanta, basato sugli insegnamenti dello Yoga e del Vedanta, che possono essere utilizzati per guardare alla morte da altre prospettive e scoprire di fronte a sé una nuova fase della propria eterna esistenza da progettare costruttivamente.
Oltre agli insegnamenti teorici, faremo riferimento a casi pratici, estrapolati da letture e video, al fine di procedere con progettualità nel cammino dell’esistenza incarnata mediante l’esperienza pratica di vissuti reali.
In particolar modo nel corso del seminario saranno condivisi i seguenti temi:
Antropologia Vedantica: concezioni della vita e della morte.
Yoga e Ayurveda: la visione integrale dell'uomo quale essere bio-psico-spirituale.
Modulazione del comportamento nell'interazione con i malati di patologie irreversibili e con i loro familiari, attraverso simulazioni e playback theatre.
Come assistere la persona nell’elaborazione del proprio rapporto con la malattia invalidante, con la vecchiaia e con la morte tramite insegnamenti antropologici e spirituali.
La pratica dell’Empatia nell’ambito dell’evento morte.
Le caratteristiche della psiche e le qualità dell'anima.
La malattia terminale come esperienza di crescita.
Quali sono gli strumenti che puoi utilizzare quando il dubbio ti assale, quando le circostanze della vita ti pongono di fronte a sfide importanti, in cui, comunque agisci, sembra sia inevitabile commettere errori, ferire o far soffrire?
È possibile prendere sempre la decisione giusta, considerando anche il Bene degli altri?
Come cogliere il senso di ogni scelta, anche la più dolorosa, percependo la sua finalità?
La millenaria Scienza psicologica e spirituale dell'India ti aiuta a trovare risposte a queste domande, a comprendere meglio gli eterni principi della vita, le leggi dell’universo psichico e fisico (karma e dharma) che interagiscono al minimo mutare della tua attitudine, del tuo sentire, delle tue scelte.
Nell'universo niente è lasciato al caso, né la vita umana al fatalistico destino: dunque, è possibile capire in che modo le decisioni, da quelle ordinarie a quelle eccezionali, influiscano sul proprio ed altrui benessere e come orientarle in senso evolutivo.
Alcuni temi che verrano approfonditi:
Dolore e sofferenza: accettazione o indignazione?
Come gestire le forze interne ed esterne che influenzano decisioni e comportamenti.
Come fare scelte consapevoli di fronte ad eventi anche tragici o che comunque impongono una scelta morale o etica.
Imparare a discernere tra scelte evolutive e involutive.
Responsabilità verso se stessi e verso gli altri.
Le caratteristiche della psiche e le qualità dell'anima.
Lo sviluppo delle virtù e l'arte dell’agire coerentemente alle proprie scelte.
La pratica dell'Altruismo, della Generosità, dell’Amore.
Durante il seminario svolgeremo laboratori pratici di condivisione, simulazioni di vissuti relazionali e visualizzazione meditativa attiva, al fine di dar voce a quei blocchi/ostacoli interiori che attendono ancora di essere conosciuti ed elaborati.
Saranno utilizzate esperienze di casi reali con il fine di imparare ad affrontare situazioni impegnative sotto l'aspetto emotivo e sapere accogliere anche nel dolore e nella sofferenza più profondi.
I laboratori hanno la funzione pratica di sperimentare direttamente quanto appreso a livello teorico-cognitivo.