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Non so spiegare bene come mai mi ha molto confortato

GIUGNO 2018 - L’ARMONIZZAZIONE DI ANAHATA CHAKRA: COME CREARE RELAZIONI APPAGANTI ED EVOLUTE

Il seminario di giugno con Silvia Minguzzi è stato molto interessante.
Personalmente ha messo in luce alcuni miei comportamenti di cui non ero molto cosciente.
Per esempio, io ho sempre avuto una specie di sindrome da “prigioniera” nelle situazioni, nelle relazioni (in tutte), nei rapporti, facendomi sentire come una a cui manca l’ossigeno e la libertà. Ho sempre cercato infatti evasione e libertà.
Bene.

Nonostante avessi già iniziato a rendermi conto che nessuno mi ha mai legato a una sedia e imbavagliata e che se io volevo davvero una cosa la facevo senza pensarci più di tanto, non ho mai avuto la lucidità di capire che il mio bisogno di libertà era il sintomo della mia incapacità di segnare dei limiti tra me e gli altri. Faccio fatica a dire di no, ho sempre fatto fatica a dire cosa mi piaceva o non mi piaceva. Mi imbarazza un po' ammettere che ho sempre avuto un comportamento infantile nel farmi andare bene cose che non mi andavano bene, per non scontentare, per non offendere, quando invece coltivavo un sordo rancore che esplodeva in momenti improbabili , senza nessuna connessione con il fatto concreto.
Probabilmente questa incapacità di affermare me stessa proviene da una autovalutazione non molto efficace. Avere paura di disturbare, fino a ridurre al minimo le proprie azioni è una strana preoccupazione e denota una considerazione bassa di sé stessi. Quindi anche dire chiaramente “non mi va questa cosa” al posto dei “Ni” vigliacchi, è stabilire i confini della mia identità, senza per forza dover essere aggressivi. Essere assertivi non significa togliere qualcosa a qualcuno.

Nell’osservare tutti gli errori e le storture della mia vita rischio di sentirmi abbastanza cretina, ma non posso ricadere ancora in giudizi su giudizi riguardo alle mie azioni, poiché proprio ora (vuoi il percorso counseling che mi dà stimoli e tempo per riflettere un po' di più su di me, vuoi l’avanzare dell’età) , proprio ora sto imparando ad aver più rispetto per me stessa. Rispettarmi significa prendere tempo per ascoltarmi, rispettare le mie emozioni, comunicare i miei bisogni senza aggredire, dare dignità ai miei stati interiori e non pensare sempre sminuendo, che ci sono problemi più gravi nel mondo. Questo è il mio mondo e va valorizzato, da me soprattutto. Allora tutte le realizzazioni che acquisisco e metto in fila come i provini fotografici, che nel secolo scorso servivano per sviluppare le foto, mi hanno condotto a pormi una domanda molto rispettosa verso me stessa, relativamente alle mie azioni “sbagliate”: che lezione ho imparato da questo errore?
Quindi sostituire la frase : sono un disastro, quanto tempo ho perso nella mia vita, in : quale lezione ho imparato?
Ecco io credo, che se sarò mai counselor non dimenticherò mai di declinare le esperienze di fallimento, in cui c’è una reale presa di coscienza e pentimento, in esperienze “didattiche” ed evolutive.
Quindi per concludere, imparare questo piccolo passo della comunicazione dei miei bisogni e i limiti che non voglio vengano oltrepassati per me è il vero passo verso la libertà, perché da quando ho imparato a farlo (ad esprimermi, a parlare, a comunicare o a dire dei gentili no) , non ho avuto più quel senso di oppressione che mi faceva sentire intrappolata nelle relazioni. Svanito completamente. Sento il mio potere personale brillare nel modo più amorevole possibile.
Silvia Menguzzi per me è stato come il Mago di Oz(zano) e non so spiegare bene come mai mi ha molto confortato che sia stata una donna ad aprire la porta della mia cella.

Paola dalla Sede del Veneto