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Al termine di un anno di Corso

LUGLIO 2017 - CONSEGNA DIPLOMA E SEMINARIO DAL TITOLO "LIBERTÀ DALLA SOLITUDINE E SOFFERENZA"

Se debbo pensare a questo anno passato assieme al centro studi Bhaktivedanta la prima parola che sento di esprimere è quella di “gioia”.

Una gioia interiore che scaturisce anche da uno stato d’animo di stupore nei riguardi prima di tutto della mia persona, che mai credevo potesse avere nuovamente la voglia e la forza di rimettersi in gioco e intraprendere un percorso di counseling dopo un’infelice esperienza pregressa.

Una gioia che via via si è andata consolidando in questo anno grazie al fatto di essermi sentito nel posto giusto, nell’ambiente adatto, in un contesto formativo alla mia evoluzione personale, prima che a una scuola formatrice di counselor.

In verità credo che non esistano posti giusti o sbagliati, ambienti adatti a una evoluzione personale o disarmonici alla stessa, in quanto questi possono appartenere a concetti mentali, pregiudizi, credenze, opinioni, idee, aspettative su cui noi ci adoperiamo in base all’immagine che abbiamo di noi stessi o che vorremmo avere. Qualsiasi posto può essere quello giusto o quello sbagliato, qualsiasi percorso può risultare evolutivo o devolutivo, dipende dal nostro sguardo e dalle modalità costruttive che noi per primi scegliamo, in modo da essere co creatori e portatori di contributi a un benessere che coinvolga il maggior numero di persone possibili.

Nello stesso tempo questa condizione credo la si possa ottenere solamente se prima si è rimasti in contatto con persone che hanno dimostrato attraverso la loro opera e il loro esempio di incarnare aspetti più legati al bisogno di dare che a quello di ricevere, più in sintonia coi fabbisogni di gioia provenienti dalla propria interiorità piuttosto che a una identificazione con una esteriorità frivola e passeggera, con persone proiettate verso valori universali e trascendentali rispetto a un ripiegamento sui propri interessi personali e di parte. Ecco che l’osservazione e l’introiezione di questi comportamenti, atteggiamenti, modi di essere possono poi essere fatti propri in qualsiasi tempo, luogo e circostanza, in presenza di qualsiasi situazione, in quanto non ledono l’operato altrui ma piuttosto cercano di capirlo anche quando quest’ultimo compie azioni che possono risultare nocive a sé stesso e a quelli che lo circondano, in quanto viene a posizionarsi uno sguardo che guarda oltre, che non si ferma al fatto, alla persona (maschera) che si ha di fronte, ma pur tenendo conto di questi fattori impermanenti si posiziona sull’essere e sulla sua natura ontologica.

Ecco che quindi la mia gioia è aumentata frequentando questa scuola e osservando i miei insegnanti, nel vedere il loro amore e la loro passione in quello che cercavano di trasmetterci, il loro impegno nelle proposte che mensilmente ci portavano alla nostra attenzione, il seguirci scrupolosamente nelle relazioni che inviavamo loro, nella loro disponibilità alle nostre richieste anche durante il mese, un esempio di disponibilità e professionalità del prendersi cura delle persone e delle cose che si sente derivata dal cuore.

Anche le tematiche studiate durante l’anno che hanno visto come proposte il trasformare le emozioni negative in giocosa creatività, il liberarsi da dipendenze e condizionamenti, il superare i conflitti parlando con il cuore, la leadership del benessere e quella del perdono oltre agli aspetti avanzati del colloquio di counseling, mi sono sembrate prima di tutto rivolte a noi stessi come individui, attuative alla crescita della nostra consapevolezza, del nostro sapere di chi siamo e di come ci muoviamo nel mondo, del modo migliore per entrare in contatto con noi stessi.

Una modalità di studio fatta quindi sulla nostra personalità per poi poterla esperire con i futuri clienti, partendo da delle basi solide fondate su una maggiore conoscenza delle nostre dinamiche e dei nostri processi interiori.

All’interno di queste lezioni i concetti che maggiormente mi hanno affascinato sono stati quelli riguardanti il Dharma, l’origine della propria natura ontologica, il concetto di Sé e l’immagine di sé. Tutti argomenti che ho trovato molto propositivi in quanto permettono di andare oltre il proprio io, oltre gli avvenimenti che accadono e che ci possono creare turbolenze e sofferenze per accedere a quegli stadi di eterna pace e beatitudine che sono i luoghi da cui proveniamo e con cui siamo ancora legati impercettibilmente. Sono ancora gli aspetti non purificati di guna e karma che non ci permettono di accedere a queste realtà se non in maniera occasionale e per brevi istanti.

E’ da sottolineare come una volta fatti propri questi aspetti che si situano oltre i nostri piani mentali e emozionali, (pur compenetrandoli ma senza identificazione) si possa lavorare in maniera molto più empatica con il cliente che si ha di fronte in quanto si possono intravedere anche in lui quelle qualità che si situano oltre le apparenze manifeste, oltre i conflitti di cui può essere portatore e creare allora una sana alleanza attraverso il rapporto di counseling per il raggiungimento e soddisfacimento dei suoi più veri bisogni, per il suo benessere e quello delle relazioni in cui è coinvolto.

E’ da ricordare come più volte il Maestro Ferrini abbia posto l’accento sul fatto che qualsiasi problema di cui è portatore o portatrice il cliente è un problema legato alla relazione, che può essere quella con sé stesso o con gli altri, per cui se si vogliono ottenere dei passi concreti mi viene da riflettere che la prima relazione da prendere in considerazione in un contesto di counseling è quella counselor-cliente in quanto si predispone nel qui e ora, è passibile di osservazione ed eventuale correzione proprio perché sta accadendo, sta succedendo e può quindi fare da modello per le altre relazioni magari conflittuali con cui il cliente si sta relazionando nel suo ambito di vita.

Da qui allora sento una grande responsabilità nella figura del counselor in quanto esso non può fingere di essere ciò che non è ma deve aver raggiunto una congruenza tale da poter essere esempio attivo e concreto anche per gli altri, in primo luogo per i clienti con cui si relazionerà, guida apprezzata e degna di fiducia in quanto il cammino sui sentieri impervi che portano alla conoscenza della propria interiorità lui l’ha già percorso e ne è uscito con una ritrovata consapevolezza che può fungere da faro anche per gli altri.

Stefano, dalla Sede del Veneto