Migliorare la qualità della vita.
Da un certo punto di vista, quest'ultimo seminario è stato quello della svolta. Ovviamente, i prossimi eventi mi faranno capire meglio se effettivamente ho maturato in me delle comprensioni sufficientemente “solide” di segno positivo per contrastare le vecchie, dolorose abitudini della mente reattiva. Non so se sia una mia percezione, mi pare di iniziare a vedere i primi, timidi fiori che fanno capolino sulla pianta della presa di consapevolezza, coltivata, potata ed annaffiata dal novembre 2014, quando ho iniziato questo percorso. Il nuovo modello di insegnamento introdotto qualche lezione fa, mi sembra molto pratico ed efficace. Meno improntato alla teoria, che comunque ha un suo valore, ed è enorme. Ci stiamo di recente esercitando di più sulle nostre interazioni, emozioni, guidati con una marcatura più opportunamente stretta da parte dei docenti. Personalmente, inizio a capire che si deve fare uno sforzo, ma con la necessità di mantenere un animo lieve, non preoccupato, per mettere al centro l'altro; non solo per le sue caratteristiche ontologiche, ma anche perché ciò fa star meglio me! Si, questa è la scoperta. Sto praticando le modalità insegnate con persone al di fuori del corso ogni volta che se ne presenta l'occasione. Dalle interazioni sui social, quando intravedo una certa emotività nell'interlocutore, ai confronti con colleghi, clienti, amici. Effettivamente funziona. Non mi aspetto di guarire i miei condizionamenti dall'oggi al domani, ma vedo che il metodo apre prospettive di cui ero ignaro e in cui, in tutta franchezza, non riponevo piena fiducia. Addirittura mi son “scoperto”, non trovo un termine migliore per definirlo, distaccato dalla mente reattiva di fronte ad una persona che, malgrado la mia buona predisposizione, continuava a mantenere un atteggiamento da “sciacallo”; mi son visto cercare con cura le parole da dire per agevolare un dialogo, cercando diligentemente di fare tesoro delle tecniche impartite. Alla fine, lo scambio ha preso una piega diversa. La persona si è calmata, rassicurata, ha persino ammesso l'inopportunità dei suoi modi indisponenti. Ho provato, quasi con incredulità, un senso di libertà, di pace, di vittoria su me stesso, sentendo di avere in me capacità belle da riscoprire. Mantenere la centratura e misurare, soppesare le parole con empatia e rispetto, fa emergere nell'altro I fatti e le emozioni che si nascondono dietro agli atteggiamenti, a volte scontrosi, a volte tristi, a volte per nulla condivisibili. Come avevo scritto nella relazione precedente, vedere i docenti porsi al livello di discente è per me un plus non da poco. Parlandone con gli altri corsisti, realizzo che questo atteggiamento è unanimamente apprezzato. Ai miei occhi non li declassa affatto, anzi li valorizza ancor di più. La loro scelta è stata, parecchi anni fa, di non gongolarsi nell'auto compiacimento, nella pigrizia, nella scorciatoia di dare la colpa agli altri, ma di porsi in una condizione di studio e lavoro su stessi a tempo pieno, senza porsi scadenze, raccogliendo nel tempo frutti (o fiori, come avevo citato all'inizio di questa riflessione) che son visibili e concreti. Qua si parla di strategie per migliorare la qualità della vita, che non prescinde mai dal porsi in modo empatico rispetto al prossimo.
Giovanni, dalla Sede del Veneto