Diaro di un assistente spirituale
Essere assistenti spirituali oggi, nel 2022, richiede certamente ispirazione e forza. Forse anche un pizzico di follia. Del resto anche Francesco si definiva “giullare e folle di Dio”. Penso che il mondo abbia bisogni di “folli”, ovvero persone che non si adeguino alle masse, ma che siano orientate e determinate nella Missione della vita e pronte a portare speranza, sostegno, accompagnamento umano e spirituale. Per me l’assistente spirituale va inteso in senso molto allargato. È una figura che prima di tutto lavora costantemente su di sé e si offre nella gioia, nella semplicità, nell’empatia. Ancor più del counselor, via via che si forma comprende che la tecnica non è l’aspetto fondamentale della sua opera, bensì pone maggiore risalto a formarsi interiormente e ad assumere un’attitudine di presenza creativa, umana e compassionevole. Certo, la tecnica è importante, ma l’assistente spirituale sa che può attingere da una cassetta degli attrezzi e abilmente, creativamente e con ispirazione adattare al momento ciò che può essere più utile per la persona di cui si sta prendendo cura.
Durante la lezione di ieri, 1 Gennaio 2022, il Maestro Marco Ferrini ha fatto riferimento a Boezio, filosofo vissuto all’inizio del 500 d.C, e al suo libro noto come “La consolazione della filosofia”, che costituisce un dialogo tra Boezio, rinchiuso in una torre, denigrato, sbeffeggiato e calunniato, passato dalle “stelle alle stalle”, e la personificazione della filosofia, una bellissima donna, che riporta il filosofo al senso di realtà della pratica della filosofia: “ma tu che hai studiato così tanto, come mai non riesci a mettere in pratica i tuoi studi?”. Ecco, ho colto un invito a studiare, certo, ma ancor più a fare un lavoro continuo di applicazione degli studi. Formarci per essere.
Boezio, nel riprendere la neoplatonica tripartizione gerarchica delle facoltà della conoscenza umana parla di sensibilità (sensus), ragione discorsiva (ratio) e intelletto noetico e intuitivo (intellectus); per quanto riguarda la teologia e la metafisica, l’unico procedimento corretto è il terzo, quello dell’intellectus, perché, al fine di cogliere l’oggetto divino, che è di molto superiore alle capacità della mente umana, occorre attingere a quello che nel sanscrito è chiamato “darshana”, la visione interiore, appunto intuitiva, che va oltre la mera razionalità. Il darshana mira a toccare le vette delle proprie capacità cercando di fare propria una visione intuitiva dell’essere in sé, visione che rispecchia il modo in cui la divinità coglie le cose.
Tale è dunque il fine della filosofia, perseguito da filosofi come Socrate, Platone e Aristotele, i quali hanno cercato di arrivare alla comprensione vera per poi insegnarla a tutti gli altri (si veda il Mito della Caverna); e questo elevarsi dell’umana mente alla funzione intuitiva dell’intellectus è un tentativo di divenire simili al modo di conoscere di Dio dato che “tutto ciò che è oggetto di conoscenza viene conosciuto non secondo la sua natura, ma secondo la natura e le capacità del soggetto conoscente” .
In definitiva, crescere nell’umanità e nella spiritualità, non solo sul piano cognitivo, ma soprattutto umano, emozionale, spirituale.
Ecco per voi alcuni passaggi da questo testo di Boezio sui quali riflettere nella giornata di oggi:
"Chiunque sereno per una vita ben regolata schiaccia sotto i piedi il fato superbo e guardando in faccia la buona e la mala sorte sa mantenere impassibile il volto, costui non smuoveranno né la rabbia del mare minaccioso, che fino al fondo agita l’onda sconvolta, né l’instabile Vesuvio allor che dai crateri squarciati sprigiona lingue di fuoco misto a fumo, né il guizzo dell’ardente folgore usa a colpire le alte torri.
Perché tanto timoroso rispetto provano i miseri verso i feroci tiranni che a vuoto infuriano? Non attenderti nulla, non temer nulla: così disarmerai la loro furia impotente; Chiunque invece trepidante teme o brama, poiché non ha sicura padronanza di sé, è lui stesso che getta lo scudo e, cedendo terreno, annoda le catene da cui sarà trascinato.”
e ancora:
"L'uomo è un animale bipede raziocinante.
La beatitudine è uno stato risultante dall'insieme di tutti i beni.
Non si sente mai ricco chi, gemendo timoroso, si crede nel bisogno.
Ritengo che agli uomini giovi più l'avversa che la prospera fortuna; questa infatti inganna sempre con l'apparenza della felicità, quando sembra propizia, mentre quella è sempre veritiera, quando con il continuo mutare si dimostra instabile. Questa inganna, quella istruisce.
Se Dio esiste, da dove viene il male? E se non esiste, da dove viene il bene?
Sta nelle vostre mani la possibilità di foggiarvi la sorte che preferite; ogni fortuna che sembra avversa, se non serve a provare o a correggere, serve a punire."
Grazie a tutti voi per esserci in questo straordinario gruppo e un caro augurio di gioioso ed ispirato anno di crescita spirituale.
Andrea Boni, 2 gennaio 2022