Riflessioni sulla rivoluzione interiore (prima parte di 4)
di Andrea Boni
Buon giorno! Buon anno a tutte e a tutti! Sono lieto di condividere con voi questa nuova proposta, pensata appositamente per voi che avete seguito o che seguite i percorsi di formazione in Counseling, e che auspico possa essere per voi di ispirazione. Piccoli pensieri, riflessioni, per acquisire consapevolezza sulla necessità di compiere una rivoluzione interiore, per cambiare il mondo di pensare, di vedere e vivere la vita, in una prospettiva di crescita verso la consapevolezza di Sé e di Dio.
Oggi è il primo giorno dell’anno, 1 Gennaio 2022, tempo di rinnovamento, di rinascita. È un bene avere a disposizione questo tempo per riflettere, per comprendere e progettare, in un era così cupa, così impegnativa per le relazioni e per la progettualità stessa. È questo un tempo in cui corriamo il rischio di mantenere dentro di noi dolore, rabbia, e magari un senso di frustrazione che potrebbe indurre ad una reazione che quando scomposta crea ancora più frustrazione e quindi sofferenza.
Eppure tutte le tradizioni che incoraggiano a compiere un atto rivoluzionario interiore offrono insegnamenti attraverso i quali siamo stimolati a ricercare l’opposto: ovvero sviluppare Amore e perdono. È questo l’insegnamento di Marco Ferrini in questi giorni di seminario residenziale del Centro Studi Bhaktivedanta, ed in particolare il cuore della Sua riflessione di fine anno di ieri sera, 31 Dicembre. Eppure dalle sue lezioni emergono anche parole che ineggiano alla consapevolezza, a non rimanere passivi in un mondo che tende a creare masse di sonnolenti che come topini finiscono nella trappola dei condizionamenti indotti (si veda il video di un esperimento mostrato nel corso della lezione del 31 Dicembre mattina, davvero notevole), dalla quale diventa impossibile uscirne, almeno per i topini nel video, per noi esseri umani, fortunatamente, abbiamo sempre una via di uscita.
Questo messaggio è stato ribadito dal Maestro attraverso la citazione di un Poeta del nostro tempo, quel Fabrizio De André che ha condannato l’ipocrisia, ha valorizzato i più deboli, gli ultimi, e a suo modo ha parlato dell’Amore. Particolarmente significativa, in questo senso, è l’ultima strofa della Poesia "Il testamento di Tito”, commentata dal Maestro e che recita così:
"Ma adesso che viene la sera ed il buio
Mi toglie il dolore dagli occhi
E scivola il sole al di là delle dune
A violentare altre notti
Io nel vedere quest'uomo che muore
Madre, io provo dolore
Nella pietà che non cede al rancore
Madre, ho imparato l’amore”
Trovo queste parole davvero commoventi e che ci incoraggiano a ricercare continuamente l’umanità, a lasciare andare il rancore e a imparare l’Amore.
Allora vorrei lasciarvi così, con queste parole e augurando Perdono e Amore a tutti, sperare in un 2022 di nuova rinascita, per un’autentica rivoluzione delle coscienze.
Buon Anno!