Accompagnare e crescere insieme nei momenti difficili della vita:
il ruolo dell’Assistente Spirituale Bhaktivedanta
Il mondo che stiamo sperimentando è caratterizzato da forti contraddizioni.
Da una parte sussiste una evidente deriva materialista, riduzionista e nichilista, che tende a far prevalere la visione dell’”apparire”.
Dall’altra sussiste un bisogno profondo insito in ogni essere vivente, che riguarda la natura dell’”essere” caratterizzata da accoglienza, unione, cooperazione, compassione, ascolto, relazione, Yoga.
La deriva materialista, avendo come presupposto la negazione o comunque l’allontanamento rispetto ad una prospettiva spirituale, ha inevitabilmente enfatizzato in modo dirompente una natura egoica, l’EGO, che si è sempre più strutturato in profondità.
Cos’é l’EGO?
In sanscrito ahamkara, letteralmente “io sono colui che fa”, ed indica l’insieme dei contenuti psichici con i quali il soggetto si identifica (Marco Ferrini, riprendendo le definizioni fornite da Freud e Jung).
È quella componente della personalità che separa, che frammenta, che allontana, che divide, che fa apparire le cose in modo distorto, l’ego distorce la realtà e crea competizione, conflitto, ipocrisia, manipolazione, superbia. La superbia dilaga e dilaga il disagio sociale.
È una distorsione del Sé, della componente originaria e vera dell’essere vivente, quella ontica, trascendente, spirituale.
L’EGO è la causa della sofferenza.
Cos’é la sofferenza?
Perché le persone soffrono?
Perché incanstrate nelle maschere della personalità e nella illusione creata da maya, il velo illusorio della natura materiale. Sussiste quindi la necessità, ormai non più rimandabile, di sviluppare l’osservatore interiore per superare la paura e vivere come testimoni dell’esperienza gli eventi del mondo: posso scegliere con cosa identificarmi.
Manas (la mente) non tace, certamente, ma il suo turbinio diventa più relativo.
Nei processi meditativi, che costituiscono la prassi dello Yoga, si impara piano piano a fare questo passaggio, che è una meta-cognizione, ovvero una trasformazione del pensiero alla quale invita anche Patanjali nel suo Yogasutra.
Per facilitare lo sviluppo della seconda natura menzionata, soffocata pesantemente dalle forze egoiche che costituiscono le cause della deriva materialista-riduzionista-nichilista, è quanto mai necessaria la presenza di figure che si siano preparate all’interno di un contesto formativo che metta al centro la visione spirituale e umana.
Ecco perché è importante formarsi, a prescindere dell’orientamento professionale che si vuole dare alla propria vita.
Un percorso di formazione interiore-personale ha come conseguenza la capacità di facilitare cammini di comprensione di sé, di sviluppo armonico di una prospettiva evolutiva e progettuale della vita, anche nei momenti più difficili.
Non solo per comprendere ed affrontare il “problema” morte, che pure costitusice l’esame più importante per tutti noi.
Come è possibile formarsi per offrire un reale contributo al cambiamento che vorremmo vedere nel mondo e quindi essere portatori di pace e stabilità emotiva?