Un percorso di conoscenza ed evoluzione nell’ambito del Counseling Bhaktivedanta
di Luca Pistolese
Sono Luca Pistolese, iscritto al corso di master del CSB sulla Psicologia della Bhagavad-gita.
Sono non vedente e, per mia fortuna, ho avuto modo di incontrare nel mio percorso di vita il “Centro Studi Bhaktivedanta”, il quale ha fin dalla sua fondazione l’obiettivo di reintegrare la personalità umana la quale, a causa di errori, di condizionamenti culturali e di varie vicissitudini karmiche che ognuno di noi reca seco, si è frammentata dando luogo a discrasie tra l’immagine dell’io, ovvero le convinzioni profonde di ognuno di noi derivanti da esperienze non solo di questa vita, e il volto della personalità, quello che mostriamo nel qui e ora, in questo tempo aureo dell’essere che è il presente.
A questo riguardo il Centro Studi Bhaktivedanta offre corsi di counseling relazionale, ed è in questo senso che voglio dare una mia spero efficace testimonianza.
Si stanno svolgendo degli interessantissimi e secondo me molto fondanti seminari, su un argomento a mio parere molto, troppo abusato: quello dei chakra. Nel corso del week-end del 29-30 maggio scorso si è svolto il secondo di 5 moduli formativi, che sono tutti disponibili sul sito della formazione C.S.B. In luglio si svolgerà il terzo modulo.
Su questo argomento vi è davvero troppa disinformazione su Internet, fermo restando che ognuno ha l’inalienabile diritto di scegliere quale percorso seguire per se stesso, ma il fatto è che questa disinformazione può essere fonte di non risoluzioni o di delusioni foriere di sofferenza ulteriore.
In questi seminari sono previste esposizioni, laboratori, meditazioni, workshop, dispense e slide di ispirazione bhaktivedantica che si strutturano su di una Tradizione antica e ricchissima, come quella indovedica, nell’ambito della relazione di counseling così come è intesa comunemente.
L’infrastruttura è dunque la Bhakti, l’amore per il divino che è in noi e negli altri, l’aspirazione all’assoluto più o meno conscia in ognuno; è vero d’altra parte che tale realtà ontologica qui nel relativo non è sempre così leggibile, fruibile, rintracciabile in un panorama di senso. Servono dunque le giuste categorie concettuali per poter, in questa dimensione, trarne consapevolezza.
In tal senso è stato straordinario vedere nel seminario del 29 e 30 maggio a cui ho partecipato, persone che dapprima hanno manifestato i loro irrisolti, quel che la mano ruvida della dimensione incarnata ha lasciato di dolente in loro, poi gradualmente, attraverso esercizi di presa di responsabilità tramite le risposte a domande mirate, pian piano vederle riacquisire maggiore serenità. Si è davvero molto ben seguiti in questi lavori e si ha la forte e quasi fisica sensazione di un ambiente protetto, quindi non giudicante; pertanto, le persone così sostenute si sentono comprese ma anche munite di strumenti adatti a risolvere il genere di problematiche che il modulo vuole portare di volta in volta alla nostra attenzione.
Nel caso specifico del secondo seminario dei cinque costituenti il modulo, quello cui io ho partecipato, il significato e il ruolo della volontà nella gestione e risoluzione dei contenuti inconsci, analisi della funzione propria al manipura chakra oggetto specifico del lavoro, è stato un immergersi davvero appagante, soddisfacente e realizzativo che vorrei per tutti coloro che mi stanno cuore, qualcosa insomma che fa davvero bene, che schiarisce la coscienza quindi anche la vita, perché, come dice l’antico testo “Bhagavad-gita” della Tradizione indovedica, (II.66), “come può esistere felicità senza pace?”.
Così consiglio con grande convinzione questi seminari formativi, risolutivi e ispiranti, esperienze davvero in grado di mutare gli illusori paradigmi del fraintendimento del mezzo e del fine dell’esistere, esperienze queste che sono capaci di suscitare in noi, e conseguentemente in coloro che avviciniamo, tutte le qualità migliori.
Volontà per dare visione a noi stessi, volontà come forza creativa di sottrarsi al controllo dell’ego, volontà come amore, tutti questi sono concetti importantissimi che, in queste paure dilaganti, così presenti e collettive, devono prendere quel posto che è stato lasciato vuoto a causa del sedimentare del temporaneo in luogo dell’eterno, dell’illusione in luogo della realtà. Della lettura traumatizzata di se stessi in luogo del vero e immutabile Sé, la nostra vera identità “nitya svarupa”.
Questo concetto è la definizione di “avidya”, mancanza di quella reale percezione di sé e del tutto, perché una illusoria si sovrappone ad essa distorcendola, concetto tanto caro a questa Tradizione, e in particolare al grande Patanjali che lo ha espresso nei suoi celeberrimi “Yogasutra”, (Sadhanapada sutra V).