Storia di un albero di Natalina Morlin
Ho scritto questa storia nel periodo in cui stavo finendo la mia tesi di Counseling "I passi verso l'autostima”.
In quei giorni, durante la meditazione del mattino, sono arrivate nella mia mente varie immagini: prima di un albero, poi di vento, di bufera, di radici, di parole, di luce, di un bosco.
All’inizio le ho considerate disturbanti rispetto al mio tentativo di concentrazione. Dopo un po’, poiché erano sempre più frequenti e variegate, ho deciso di prenderle in considerazione e di annotarne i contenuti che sono diventati anche le conclusioni della mia tesi.
Così è nata "Storia di un albero" che è la mia storia. Una storia di crescita personale e spirituale avvenuta grazie ai percorsi di formazione con il Centro Studi Bhaktivedanta, sotto l'attenta e amorevole guida del mio Maestro spirituale Marco Ferrini.
C’era un bell’albero, che non sapendo di esserlo, era sempre preoccupato di non perdere nessun fiore e nessuna foglia e ansioso di vederne spuntare ogni giorno di più, soprattutto quando confrontava la sua chioma con quelle degli alberi vicini che vedeva più belle e più ricche della sua.
Questo continuo sporgersi fuori del suo baricentro, lo rendeva poco stabile e per questo riusciva a mal sopportare il vento, a volte impetuoso della vita, da cui si sentiva sempre minacciato.
Una volta che venne a trovarsi nel bel mezzo di una bufera, flagellato da raffiche di vento e battuto dalla grandine, si sentì sconquassare ed ebbe paura di spezzarsi. Finita la burrasca l’albero si ritrovò ripiegato, esausto, raggelato, smarrito, confuso e deluso nel constatare che certe sue foglie, a cui teneva così tanto, erano volate via.
Era in quella situazione, quando un giorno fu attratto dalla voce di un Albero che raccontava delle storie che provenivano da un paese molto lontano e tese l’orecchio per ascoltare. Egli diceva che ogni albero ha una bellezza propria che non si trova nella chioma, ma nelle radici e con grande entusiasmo invitava ognuno a scoprirla, cercando sotto terra. Anche se l’albero non aveva mai udito parlare di radici prima di allora, sentiva che quelle parole gli ispiravano fiducia. Guardò allora verso il punto indicato dall’Albero saggio, ma ahimè non vide niente, se non un cumulo di macerie, che erano lì da chissà quanto tempo! Nonostante ciò, iniziò di buona lena a togliere rami secchi e foglie morte e dopo un po’ con sorpresa, intravide una luce che proveniva dalla base del tronco che, se pur flebile, emanava un bel tepore: questa scoperta lo rassicurò e gli fece addirittura aumentare il ritmo. Via via che procedeva, però, lo scavare diveniva sempre più difficoltoso perché incontrava insetti urticanti, animaletti ripugnanti, sassi taglienti, odori insopportabili e zolle così dure che gli spellavano le mani e che, in certi casi, non riusciva nemmeno a smuovere. Un giorno la luce sparì e si scoraggiò, pensando anche di rinunciare al suo progetto, ma il ricordo delle parole dell’Albero saggio che erano ormai penetrate nel suo cuore, gli diedero la forza di continuare con rinnovato vigore. Dopo un po’ ritrovò la luce e la seguì, determinato a non perderla di nuovo e tollerando fatica ed ostacoli, arrivò finalmente a vedere le sue “radici”. Senza che ne fosse stato consapevole, le parole dell’Albero saggio le avevano così ben nutrite che si erano formate anche tante giovani radici, robuste e sane che portavano il nome di Speranza, Fiducia, Entusiasmo, Ottimismo, Gioia, Amicizia, Autostima, Condivisione che si capiva chiaramente avevano tutta l’intenzione di svilupparsi e svolgere al meglio la loro funzione.
Nonostante avesse più volte constatato che il vento della vita soffia dove vuole, in quel momento l’albero realizzò che non avrebbe più dovuto stare in ansia perché con quelle solide radici si sarebbe potuto eventualmente piegare, ma non spezzare!
Continuò quindi ad impegnarsi con serenità nelle sue attività di albero e quando volgeva il pensiero alle sue radici si sentiva bello, buono, gentile, entusiasta, gioioso, amorevole, desideroso di condividere con qualcuno questo nuovo stato d’animo. Cominciò allora a guardarsi intorno e vide tanti alberi, che probabilmente erano lì da molto tempo, ma che prima non aveva considerato. Grazie alla sua nuova sensibilità, riconobbe in alcuni di loro quello che lui era stato un tempo e pensò che avrebbe potuto aiutarli, mettendo a frutto la propria esperienza. Da allora non si sentì più solo, ma parte di una grande foresta.
Ci vuole impegno e fatica
a conoscere il proprio albero,
non resta molto per capire il resto del bosco.
Ma forse in ogni albero,
a saperlo leggere, c’è il bosco intero.