Trovati nel labirinto
PAOLA DE PAOLIS FOGLIETTA
Ho sentito dire più volte che quando questo strano periodo finirà, le cose non saranno più come prima. Mascherine e guanti a parte, invece io credo che le persone saranno uguali a prima. La natura dell’essere umano è radicata nell’attaccamento e nella violenza, in fin dei conti quella scintilla di luce divina è rivestita di pelle animale pelosa… Per questo molti di noi si impegnano a rendere quella scintilla, un fuoco sempre più grande in cui far ardere la nostra vita divina (con pelliccia e tutto). Sta di fatto che spesso la scintilla rimane un puntino di luce come lucciola nelle tenebre, ma non sta a noi giudicare queste cose. Una cosa è cambiata, la consapevolezza. In questi lunghi giorni si è arrestata la corsa frenetica che ognuno aveva nel fare tutte le cose. Eravamo così impegnati a correre, a produrre, ad essere performanti, a sgomitare per essere migliori e dare risultati soddisfacenti, che ci siamo dimenticati di dove sta andando il nostro mondo. Certo che leggevamo bene le notizie anche prima, i problemi economici, le criticità politiche, gli scandali e le ingiustizie globali, ma non avevamo tempo di riflettere. E non solo di riflettere su di noi, su dove stiamo andando, ma anche di sentire, come ci sentiamo davvero. Se quello che facciamo ci fa stare bene ed è coerente con quello che siamo, se accettiamo quello che accade oppure no. Non potevamo né riflettere, né sentire, perché come nuovi schiavi il sistema di oggi ci sta facendo correre in una grande macchina di produzione che invece di premiarci ci dice che non è abbastanza, che abbiamo debiti, che siamo gli ultimi. La frusta della svalorizzazione anziché farci ribellare ci ha sferzato verso nuove corse per essere persone funzionanti e funzionali, più che esseri umani sensibili e percettivi, che captano le frequenze e il respiro del mondo. Il fermo forzato della quarantena ci ha permesso di documentarci di più, di studiare di più, di accumulare meno informazione e più conoscenza. Qual è la differenza?
La conoscenza è un sapere sperimentato e solo ciò che è sperimentato è verissimo. La divulgazione non vuol dire Conoscenza. Pertanto, il silenzio, la meditazione solitaria e continua, la sperimentazione “scientifica” sono il severo banco di prova dello studioso.
In passato la conoscenza alchemica era nascosta con un linguaggio mascherato, perché chi avesse seriamente studiato potesse veramente capire il significato apparentemente banale, mentre per un inesperto erano indicazioni irrisorie. Questo è il significato del libro chiuso e del libro aperto, immagine che tanto spesso si trova raffigurata nell’iconografia ermetica insieme alla raccomandazione: prega lavora, leggi rileggi e troverai.
Oggi che molti esperti parlano con sicurezza di virus fatti in sequenza e sfuggiti dal laboratorio, di vaccini inutili fatti per controllare le masse, di politiche economiche neoliberiste che vogliono creare nuovi servi della globalizzazione e ancora, di abusi di potere - per motivi di pandemia- governativi che violano diritti costituzionali di libertà di espressione, limitando di fatto la libertà delle persone e impedendo il pieno sviluppo della persona umana, ecc. come recita l’art. 3 della Costituzione. Insomma in questi due mesi in cui abbiamo visto e sentito di tutto, ci chiediamo – come la canzone - cosa mi avete messo nel caffe’? Dov’è la Verità?
La verità non è depositata in un posto sicuro, non è in nessuna chiesa o circolo di illuminati o devoti, non in un laboratorio o in un sistema economico o filosofico. La verità aleggia su di noi e, allo stesso tempo, è intrappolata nel nostro cuore. E come si fa a tirarla fuori? La si deve far emergere, con un dialogo intellettualmente onesto, con parole empatiche, con relazioni incentrate sulla persona, attraverso un lavoro che non sfrutta gli esseri umani, la terra, e non che stupra per prendere, ma chiama, evoca. La verità è il patrimonio comune dell’umanità e deve essere risvegliata insieme, attraverso la nostra cooperazione e la partecipazione reciproca, in senso comunitario e non come ammasso di singoli individui, soli. E’ anche questo che si impara frequentando la Scuola di Counseling del Centro Studi Bhaktivedanta, che in questo senso, considero la Scuola del futuro, cioè della ri-umanizzazione, o meglio, del nuovo Umanesimo auspicato dalle correnti fresche del pensiero odierno.
Quindi credo che la gente sarà pronta a scoprire la verità quando sarà cosciente di se stessa e del suo posto nel mondo. Non ci sono massonerie che tengano, nuovi ordini mondiali, occulti meccanismi di potere, quelli ci sono per le persone che non hanno consapevolezza e quindi come gli alchimisti ciarlatani non vedono, non capiscono i messaggi che vengono dati. Se le persone non aspirano alla Conoscenza rimarranno schiavi dei grandi poteri e non capiranno nulla.
Sono sempre stata catturata dell’immagine del labirinto, che si offre come emblema, non solo della nostra esperienza terrena, ma anche e soprattutto del lavoro interiore dell’uomo. Il labirinto con le sue due maggiori difficoltà: quella della strada da seguire per raggiungere il centro, in cui c’è il Minotauro e si scatena il duello tra le due nature (quella superiore e quella inferiore) e l’altra, quella strada dell’artista che deve seguire per uscire. Affronteremo il mostro, la nostra natura inferiore per rimanere dentro oppure sceglieremo di uscirne, volando aggrappati al volo di Icaro o seguendo il filo di Arianna?
Non ci sono in realtà risposte giuste, c’è solo da accettare il gioco e sapere che è un gioco.