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Andra’ tutto bene… tranne i jeans

PAOLA DE PAOLIS FOGLIETTA

“Nelson strappato al suo carnevale
Rincorre la sua identità
E cerca la sua maschera, l'orgoglio, lo stile
Impegnati sempre a vincere e mai a morire”


Al ballo mascherato – Storia di un impiegato Fabrizio de Andrè 1974



Buongiorno.
Allora come stiamo?
In questi mesi contrassegnati dal Virus abbiamo fatto le prove generali per una situazione d’urgenza globale di portata veramente drammatica. Senza togliere niente al Covid-19, la cui mortalità è più alta del 2,5 % iniziale arrivando a picchi del 5%, come ci informa il portale del ministero sezione salute, credo che molti di noi riusciranno a sopravvivere. Lo spero almeno.

Per fortuna il nostro anelito spirituale ci aiuta a focalizzarci su ciò che conta davvero, nel tentativo - che richiede lavoro quotidiano- di armonizzarci con la realtà circostante. Forse grazie al nostro lavoro interiore quotidiano e incessante, non siamo veramente ossessionati dagli eventi come lo sono la maggior parte delle persone che non fanno il “lavoro”. Ma non è facile, nulla è regalato. Il prof. Marco Ferrini lo dice continuamente consegnandoci la sua esperienza profonda, che lavorando sui nostri condizionamenti e complessi psichici possiamo agganciarci alla felicità dentro di noi, al senso della nostra personale missione e a non cadere in azioni egoiche basate sulla competitività e sul bisogno di impossessarci di tutto ciò che ci circonda. Quindi auspico per me e per tutti quelli che amo, ma anche per tutti gli uomini, che questo momento difficile possa aprirci una breccia nel nostro spirito per capire cosa è davvero essenziale in questa vita precaria che abbiamo. Come molti di voi, spero e prego perché tutti gli uomini siano felici. Un po’ generico direte, ma è l’idealismo che produce realtà.

Piuttosto vorrei portare la vostra attenzione al nostro futuro. In questo momento che siamo obbligati a fermarci, possiamo fare una cosa a cui non siamo abituati: annoiarci e riflettere.

Le decisioni che prenderemo durante questa pandemia in atto saranno determinanti per le conseguenze che porteranno alle nostre società. Molti di noi vivono con preoccupazione l’eccessivo controllo che il governo ci impone, anche se sappiamo benissimo che è la condizione per uscire più velocemente da questo incubo. L’estrema limitazione della nostra libertà, il controllo delle forze dell’ordine, inoltre tra non molto anche i nostri smartphone saranno controllati per monitorare i disobbedienti dall’uscita facile. Si parla di controlli anche più capillari, come hanno applicato in Cina, ossia monitorare la temperatura delle persone, il loro stato di salute e tutto questo si può già fare , volendolo, grazie alla tecnologia, basta solo che i governi lo decidano. Sì, sono scenari raccontati dalle puntate di “black mirror”, una fantascienza che è già realtà. Inoltre secondo note ministeriali, c’è un invito ai social network di limitare le notizie irrilevanti che parlano del Coronavirus e di tenere quelle accertate istituzionali del governo. Non so con quale criterio discrimineranno le informazioni. Certamente il Pino qualunque che carica monologo su youtube per dire che ci stanno raccontando tutte fandonie, verrà censurato subito, perché irrilevante e mendace. Basterà solo istruire con i giusti dati gli algoritmi del social, che oscurerà in automatico le informazioni “inutili”.

Lo storico Yuval Noah Harari in un’intervista nel Financial time di qualche giorno fa, ci avverte che quando sarà finito tutto vivremo in un mondo diverso, ma che questo dipenderà anche da noi. In passato molti provvedimenti emergenziali per risolvere un problema a breve tempo, sono rimasti permanenti e neanche ce ne siamo più accorti perché ce ne siamo abituati. Lo storico individua gli aspetti positivi di questo periodo, come per esempio alcuni provvedimenti come l’e-learning e lo smart working, di cui si è a lungo parlato e mai è stato attuato, nel giro di pochissimo tempo sono diventati realtà e questo ci facilita la vita. Tuttavia scrive Harari “in questi tempi di crisi, abbiamo da fare due scelte: la prima è tra la sorveglianza totalitaria e responsabilizzazione dei singoli. La seconda è tra isolazionismo e solidarietà globale”. Questo tema che io ho trattato nella mia tesina del counseling del Centro Studi Bhaktivedanta, è in un certo senso l’emergenza dei nostri tempi. Non possiamo sopravvivere se non con una cooperazione solidale, autentica, oltrepassando tutte le tentazioni di isolarci nel nostro mondo, nella nostra società, non possiamo più permettercelo. Per poter uscire da questo virus dobbiamo cooperare ora, come per esempio lo sta facendo la Cina con il resto del mondo, dandoci le indicazioni e le soluzioni da loro trovate in precedenza. Ma quando sarà tutto finito dovremo lo stesso fare squadra per il bene della collettività e non cercare di salvaguardare il nostro orticello.

Nella mia tesina ho parlato di Cornelius Castoriadis che oggi più che mai andrebbe letto quando parla di autonomia e democrazia. La democrazia prevede un alto livello di consapevolezza interiore, e se è il caso, di rinuncia a qualcosa di nostro per il bene degli altri. Ma oggi non vogliamo rinunciare a niente, questo il problema, eppure la rinuncia e il servizio agli altri è la più alta manifestazione dell’intelligenza umana, quando ha delle ragioni profonde, quando c’è il lavoro interiore e non quando è solo una posa religiosa o di tendenza. Solo l’autosufficienza interiore di cui parlava Swami Prabhupada può portare gli uomini ad essere liberi e autonomi, promotori della vera democrazia. E scusate, se non “lavoriamo” dentro di noi, non saremo pronti per questo e allora ci meriteremmo il totalitarismo e il controllo governativo che si intravede all’orizzonte e quello già in atto dell’economia della società dei consumi.