Relazione seminario counseling
MICHELA REMONATO
L’inizio del seminario, il venerdì, era nelle mie “corde”; c’erano molti dati, schemi che, essendo io preminentemente una teorica, mi hanno tranquillizzato. Mi sono data una pacca sulle spalle e mi sono detta: vedrai che ce la fai anche se non approfondisci l’aspetto spirituale.
Questo mio pensiero mi ha predisposto molto bene nei confronti di tutte le attività che mi avrebbero proposto nel corso del seminario. Mi ero proposta (razionalmente) di incamerare più nozioni possibili per fare tutto bene. La giornata successiva (sabato), invece l’ho vissuta più intensamente dal punto di vista emotivo a cominciare dal mattino quando sei corsiste (al temine del loro percorso formativo) hanno esposto le rispettive tesi; mi ero ripromessa di vivere questo momento in maniera razionale pensando che questa modalità mi avrebbe permesso di prendere preziosi appunti/idee per la mia futura tesi … invece le emozioni hanno avuto il sopravvento e, non ho preso appunti, ed è scaturita in me una grande ammirazione per loro, in particolare per Marta: il suo racconto infatti mi ha portato serenità e mi ha aiutato a predispormi ad affrontare l’incontro pomeridiano “quasi” senza pregiudizi. Ho scritto “quasi” perché nonostante cercassi di mandare via dalla mia mente tutti i pregiudizi, questi erano sempre lì, seppur nascosti in un angolino.
Durante i primi minuti in cui Alessandro, nel pomeriggio, ha presentato la sua esperienza, i pre-giudizi se ne sono andati da soli. Avevo di fronte una persona consapevole del suo percorso di vita e, nonostante questo, aveva raggiunto una certa serenità. Devo dire che l’ho ammirato per la sua proprietà di linguaggio e per l’esposizione semplice ma efficace del suo “doloroso” percorso; “doloroso” l’ho aggiunto io secondo il punto di vista razionale perché la ragione mi dice che sarebbe dovuto essere stato così. Le mie sensazioni invece mi facevano pensare che, nonostante tutto era riuscito a raggiungere una certa serenità e pacatezza nei rapporti con gli altri. A questo punto un pensiero mi è frullato in mente: se c’è riuscito lui con un percorso così accidentato, perché non dovrei riuscire io a comunicare con gli altri in maniera tranquilla, pacata ed esaustiva? Mi ha colpito inoltre la calma mantenuta nonostante alcune domande che io definirei “provocatorie” e la pacatezza e l’equilibrio delle risposte che ha dato.
Tralasciando dei commenti e alcune discussioni intercorse tra corsiti, il cui fulcro era praticamente la relazione tra reato, giusta pena e pentimento, devo dire che mai come ora ho capito il valore della prevenzione e, se questa dovesse fallire, l’importanza di seguire il dettato costituzionale (art. 27 c. 3) in cui si afferma che “le pene …omissis… devono tendere alla rieducazione del condannato”.
Questo incontro mi ha fatto capire quanto abbiamo bisogno degli altri (nello specifico * il rapporto epistolare con Marco Ferrini, * le attività di prevenzione soprattutto nelle scuole, ecc. ) per raggiungere la consapevolezza di sé e la serenità.
Quando ormai l’incontro era già finito ed Alessandro se n’era andato …. ho o meglio abbiamo (eravamo in tre) salutato il Maestro (M. Ferrini) incontrato casualmente nell’atrio proprio faccia a faccia, e, nel salutarci ci ha suggerito direi quasi incitato a fare le cose assieme, a essere gruppo, perché da soli … non si fa molta strada. Queste riflessioni del Maestro continuano a frullarmi in mente perché, pur amando la compagnia, se ritengo interessante fare qualcosa non ci penso due volte e lo faccio anche da sola. Sono un po’ orso nel senso che non amo molto “perdere un po’ di libertà personale” per stare insieme agli altri. (come ha suggerito M. Ferrini nel seminario dello scorso novembre) Ora l’obiettivo che mi pongo per relazionarmi al meglio è quello di migliorare il mio ascolto degli altri; quindi non utilizzerò solo tecniche per facilitare con le parole la relazione, ma dovrò far sentire al mio interlocutore che lo ascolto con il cuore cioè porrò attenzione al suo sentire e ai suoi bisogni cercando di entrare così in empatia.
Queste mie riflessioni sembrano aver trovato una risposta nella lezione teorica di domenica mattina; quanta strada devo ancora fare, perché gli esercizi pratici mi creano ancora (un po’) di ansia ed imbarazzo!!!