Skip to main content

Esperienza in Hospice

ALESSANDRA CORA'

Nei giorni scorsi mentre aspettavo che arrivasse questo giorno così importante mi sono chiesta: “Perché ho voluto intraprendere il percorso di Assistente Spirituale con il Centro Sudi Bhaktivedanta?” Una risposta precisa e sintetica non mi è arrivata, dentro di me ne ho ascoltate tante, e tutte insieme costituivano la motivazione che mi ha condotta fino a qui. C’è l’aver sentito la morte vicina quando sono stata in cura per il melanoma, c’è la gratitudine per la vita, c’è la necessità in questa mia seconda parte di esistenza di dedicarmi agli altri, di essere una mano tesa che stringe altre mani, le sostiene, le accompagna. C’è il desiderio di stare in serenità con sorella morte e facilitare con il mio esserci, quegli ultimi frangenti di vita a chi si sta preparando a partire per “quel viaggio” che è per tutti difficile ma indispensabile. Le motivazioni ci sono, le sento forti, vero è, che ero in ansia, perché nonostante tutti i libri letti, i film visti, i seminari fatti, mi sentivo disarmata difronte a questo inizio. Eppure non ho bisogno di armi, ma di amore e umanità, solo questo mi basta, so di averne in misura adeguata dentro di me da offrire, basta lasciare fluire, senza tante tecniche o metodi. Per arrivare a questo giorno 1.0 c ‘è voluto un anno, ho scritto e-mail, fatto colloqui e taluni mi hanno vista in lacrime, ho sentito;” no, non ci interessa”, ho bussato tante porte, mi sono offerta su più fronti e fino a maggio i risultati erano stai pressoché nulli. È anche vero che più le cose diventavano difficili più io mi facevo forte e caparbia e più la mia motivazione diventava salda. Poi ho capito, dopo essere passata dalle porte principali che la soluzione stava in quelle secondarie, ma non meno importanti, quelle più umili ma combattive e sempre in prima linea: le porte dei volontari. Il problema, diciamolo, è che presentarsi con un curriculum da counselor non facilita le cose, tuttavia io sono questo, e ne sono fiera, e anche in questa occasione non ho voluto nascondermi per facilitarmi le cose, perché la sincerità è per me di vitale importanza. Finalmente a settembre le porte del volontariato che ben conosco, per altre attività, si sono aperte e mi hanno accolto in questa associazione che “lavora” nell’Hospice della mia citta. Ho frequentato il corso preparatorio, ho sostenuto il colloquio con la psicologa e quando pensavo che era fatta, il fatto di essere una stata una paziente oncologia ancora in follow up, secondo la psicologa, poteva essere un problema. La questione mi ha persino divertito, mi sembrava tutto così assurdo, comunque alla fine anche questo è stato superato ed è arrivato il giorno 1.0. Sono partita presto stamattina, io sono una precisina della puntualità, sapevo che in Hospice mi aspettava Mariano il mio tutor senior che mi accompagna nella mia formazione. Prima di entrare ho tergiversato sul pianerottolo del reparto, ho guardato l’orologio: erano le 8.45! Mi sono detta: “è presto aspetta.” Poi sapevo che era una scusa… avevo paura… le prime volte mi incutono sempre timore. Mi sono fermata un attimo, ho ripensato a questo anno così impegnativo emi sono detta: “Ora, è il momento di sperimentare, di far uscire l’amore e l’umanità che ho dentro e che desidero condividere.” Ho fatto tre bei respiri, mi sono connessa e centrata e ho varcato la porta rossa…
È stata una mattinata da WOW!
Mariano è una persona straordinaria non poteva capitarmi tutor migliore, sono undici anni che è volontario in Hospice ne ha visto tante anime partire per il “viaggio” e ha molto da insegnarmi. Mariano mi ha presentato il personale medico ed infermieristico, mi ha dato le prime istruzioni e poi ci siamo seduti nella cucina a disposizione dei famigliari e dei volontari e ci siamo raccontati, ci siamo conosciuti. Mi ha lasciato a bocca aperta quando mi ha detto di avere 84 anni che porta “stra” bene e che non dimostra, mi ha messo subito a mio agio, mi ha accolta con grande affetto abbracciandomi. Mariano ha deciso di fare il volontario perché nella sua vita aveva, dice lui, pensato solo a sé stesso e prima di morire voleva liberarsi di un po’ di egoismo e direi che ci sta riuscendo molto bene.
È una persona molto colta, ha un gran cuore e molto empatico e mi sono sentita bene e in sintonia con lui. Dopo una condivisione sia personale che istruttiva su come muoversi in Hospice siamo andati dai pazienti. Ogni persona che ho conosciuto stamattina è stato un mondo di storie, di sguardi, di parole che non ho compreso materialmente ma che ho impresso nel cuore, ho tenuto la mano di E. nella mia, ho riso e scherzato con chi ha più fiato, ho visto il viso gonfio e sfigurato di una giovane madre che è arrivata al termine di questo suo ciclo di esistenza, ho visto il viso triste di suo marito, lo sguardo addolorato di un padre che sopravvive ad una figlia. Ho aiutato una donna che non sa il vero motivo per cui si trova lì, ma la cura dice che funziona. Ho visto tanta vita che va coltivata, sostenuta, accompagnata, amata, per far sì che il viaggio verso la nuova vita che li aspetta sia il migliore possibile.
Sono molto felice di aver scelto di voler diventare un “Assistente Spirituale,” ho sentito che è un’esperienza altamente arricchente. Il bagaglio esperienziale, filosofico, umano, esistenziale e di amore che si trova nel percorso formativo del Centro Studi Bhaktivedanta, grazie al lavoro immenso di Marco Ferrini, è di grande valore, una formazione che si sta costruendo insieme, a piccoli passi, spargendo semi, che con fiducia vengono coltivati. Sono convinta che questi germogli appena nati daranno tanti ottimi frutti, che saranno nutrimento per tante persone negli anni avvenire.