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L'importanza dei confini

ALESSANDRA CORA'

Ultimamente le scelte che faccio mi stanno portando ad osservare e comprendere i lati della mia personalità, che hanno bisogno di essere presi in considerazione diventandone consapevole, come se ora fosse giunto il momento di rileggere con occhi diversi il qui ed ora e il passato appena trascorso.

La consapevolezza di se stessi è una conquista che si fa a piccoli passi, con esperienze che sono indispensabili per crescere, tuttavia diventano tali quando veramente si realizza il loro senso più profondo, quando finalmente si acquisisce la lucidità per comprendere il perché di ogni cosa. Non posso affermare di aver compreso tutto, certamente sto mettendo insieme molti pezzi di questo puzzle che compone la mia vita. Se il mese scorso mi è stato chiaro come la mia parte maschile molte volte abbia soffocato la mia controparte femminile, nel weekend di di formazione in counseling con il Centro Studi Bhaktivedanta seguito nel mese di Giugno ho ben visto quanto siano importanti i nostri personali confini. Parlare di confini in questo momento storico politico è molto delicato, tuttavia qui vado sul sicuro perché quelle che delimitano il nostro spazio sono delle frontiere invisibili molto importanti, le nostre responsabilità, il nostro libero arbitrio di far entrare o meno nel nostro spazio personale interiore le persone con cui ci relazioniamo. Di primo acchito si potrebbe pensare che avere dei confini personali sia come mettere dei muri, invece è proprio il contrario! La cosa che più mi ha emozionato è stato disegnare intorno a me un cerchio che delimita il mio confine personale e vederlo tangibilmente, per capire immediatamente quanto nel passato sono stata imprudente, e per buonismo e fiducia ho lasciato entrare nel mio spazio chiunque. Il particolare che mi ha fatto poi pensare è stato quando una mia compagna di Studi che lavorava in quel momento con me nell’esercizio, ha notato quanto piccolo fosse il cerchio disegnato e lo diceva con senso di meraviglia rispetto al suo, che era sicuramente più ampio: osservava positivamente il fatto che evidentemente permetto agli altri di avvicinarsi molto a me. Verissimo, amo avvicinare le persone e sono di natura fiduciosa verso gli altri… ma, come dice spesso il Prof. Ferrini citando Dante, “ bada di chi te fide”… eh già…!!!

I confini personali sono per me necessari per far comprendere agli altri che ci possono entrare solo se io li invito, altrimenti devono rispettosamente stare al loro posto, questo avviene se noi siamo chiari e allo stesso tempo rispettosi nel comunicarlo… e infatti, chiara lo sono stata molto poco, buonismo, come dicevo prima, timidezza, poca capacità a saper dire di no… Questa può sembrare un’osservazione piuttosto severa verso me stessa, no, è oggettiva, e vedere le cose per come stanno mi ha permesso di scorgere quante sofferenze avrei potuto evitare, non dico del tutto, ma sicuramente renderle molto minori. In tutta questa personale indagine non percepisco il mio critico interiore sull’attenti con la frusta in mano, anzi lo sento sereno, consapevole pure lui che non abbiamo fatto un buon lavoro insieme da quel punto di vista. Ci ho respirato molto sopra in questi giorni post-seminario e mi guardo con benevolenza: quello era il mio cammino, non c’era verso per come ero predisposta di fare diversamente; ora, da questo momento in poi è giunto il momento di tracciare sani e solidi confini, per un dialogo chiaro e trasparente con le persone, perché se non sappiamo rispettare noi stessi, facilmente non lo sapremo fare correttamente nemmeno con gli altri e non per cattiveria, perché anche un abbraccio può essere nel momento errato un’intrusione dello spazio altrui. Questo diventa molto importante per un counselor, specie nel colloquio con il cliente, quando magari, vorrebbe essergli vicino perché lo si osserva prostrato da un’emozione e si pensa che allungare una mano potrebbe essergli di conforto, invece quel gesto sarebbe in quel momento un'intromissione, in quello spazio personale dove il cliente potrebbe voler rimanere con se stesso; esserci non significa necessariamente contatto fisico. Ecco che un lieve movimento del viso, un respiro bloccato, una rigidità corporea segnala che sei clandestino in terra straniera, esagerato? Non credo, diventa attenzione, cura dei particolari, osservazione attenta dell’altro e dei suoi bisogni. Riusciremo a comprendere tutto questo solo quando avremo riconosciuto i nostri confini, li avremo fatti rispettare e avremo con empatia intrapreso un dialogo chiaro con i nostri interlocutori… e… avremo armonizzato Anahata chakra, il chakra del cuore, dell’amore incondizionato, che deve avere il suo equilibrio, quello di saper dare e riceve l’amore per noi stessi e per gli altri, con la con sana capacità di mantenere il confine. Amare è un’arte che parte da un nostro personale equilibrio, rispettando i nostri spazi avremo rispetto per gli spazi di tutti e sapremo costruire relazioni evolute ed empatiche.

Con infinita gratitudine.