La vita a volte è paradossale!
DI ALESSANDRA CORA'
In questi ultimi sei mesi ho avuto modo di riflettere molto sulla mia vita e di riguardarla fotogrammo per fotogrammo come se mi stessi preparando a lasciare il corpo, fissando così lo sguardo su ciò che è stato, tuttavia non sto per morire, ho fatto un passaggio carico di sofferenza e ancora non si è completamente risolto. Abbiamo messo la parola fine al nostro matrimonio che si è sciolto come neve al sole, come se tutto ciò che era stato in un certo qual modo non avesse più avuto la forza di tenere insieme i pezzi.
Lasciare andare quello che è stato una certezza nonostante tutto, non è stato solo difficile, è stato mille volte difficile perché implicava una revisione di se stessi, almeno per me è stato così, ho voluto scandagliare ogni anfratto di ricordo per vedere dove poteva essere l’inghippo che ha fatto sì che ci perdessimo nonostante fossimo vicini. In questo cercare minuzioso, ho rivisto le gioie e i dolori di una vita passata assieme e al di là di ragioni o colpe che servono solo a incrementare la rabbia, resta l’amarezza per non essere riuscita a salvare questa relazione che dalla mia visione di counselor risuona come una sconfitta. Vero è, che poi osservando bene non è così… era troppo tardi per salvare qualcosa, la vita di entrambi si srotolava su binari paralleli che avevano direzioni diverse. In casa dentro alcuni cassetti avevo disseminato quaderni pieni di parole che ho scritto nel corso degli anni e a puntate, come una fiction mi sono venuti in mano in questi giorni di verifica e leggendo mi sono accorta che tanto tempo fa avevo già visto tutto, avevo capito che c’era qualcosa di sottile che ci divideva ma ho stretto i denti, credendo che ce l’avremmo fatta a superare ogni ostacolo a creare nuovi sogni da raggiungere insieme, in quell’illusione ho abbassato la testa e sono andata avanti cercando di rendere bella la vita e a modo suo, lo ha fatto anche lui…!
Poi la vita e le sue dinamiche cambiano e portano a dei traguardi che a volte non sono vittorie, ma sono il trampolino di lancio per nuove conquiste a lungo termine, su strade e percorsi diversi…
La settimana scorsa siamo stati in tribunale e nel marasma emozionale che si consumava dentro di me, ho visto come poco empaticamente le relazioni arrivano al loro capolinea: eravamo in tanti, tutti con espressioni tese, aleggiava una gentilezza di rito e a turno come una catena di montaggio siamo entrati in un grande ufficio; il tempo di sedersi su una comoda poltrona, una lettura veloce dei passaggi più importanti dell’atto, due firme, e in meno di cinque minuti non si era più marito e moglie. L’immagine che mi è venuta alla mente è stata quella di una cerimonia funebre, perché quello è stata, dove finita la mesta funzione tutti se ne vanno, resta un gran silenzio e grande un vuoto… Una relazione non si cancella come il segno di una matita, lascia un solco profondo e indelebile, vero è, che su quella cicatrice si potrà costruire qualcosa di nuovo, attraverso il perdono, attraverso la compassione. Il paradosso è, che da counselor relazionale che si pone come un aiuto per salvare e costruire relazioni, ho visto andare in pezzi la mia relazione, tuttavia sono convinta che attraverso questa esperienza saprò accompagnare maggiormente gli altri; a volte le persone ed i legami devono perdersi per poter ritrovarsi in altre forme e in altri luoghi.
Questa chiusura, nel suo dolore e nella sua frustrazione, fortunatamente non ha seminato per né odio, né violenza, solo delle grandi incomprensioni che si trasformeranno quando anche i miei famigliari sapranno cogliere tutto questo come un’opportunità. Per loro in questo frangente è impossibile da comprendere, tuttavia potrà essere per tutti un’occasione straordinaria, se sapremo aprire il cuore l’uno all’altro. Ora, più consapevole di me stessa e del mio sentire, ho esperito nel suo senso più profondo che tutto, come dice il Prof. Ferrini, ha tempo, luogo e circostanza. La vita ha il suo lento scorrere, e per guna e karma ha le sue verità da comprendere e un nuovo coraggio da sfoderare quando si diventa maturi per poter andare oltre. In questi ultimi giorni di vita condivisa sotto lo stesso tetto, si stanno svuotando armadi, riempiendo scatoloni e ora nei mobili c’è molto spazio libero; scendono ancora lacrime e non le trattengo, sto guardando oltre, sto ricominciando ancora una volta, questa volta con una conoscenza importante, quella di sapere veramente chi sono e dove voglio andare, il mio critico-interiore non urla più e insieme con il sé ritrovato, andiamo camminando verso la vita che ci aspetta, con gratitudine per tutto quello che c’è stato fino a qui.