Rinascere ogni giorno ad una nuova progettualità
DI ANTONELLA CANTON
Oggi, domenica, uscendo di casa per una passeggiata, mi sentivo come un disco in vinile soggetto ad usura e graffi, pertanto necessitavo di interventi di “cura “e di “pulizia”. Il tempo non prometteva bene e imbacuccata fino all’ultimo capello mi sentivo goffa e prostrata.
La pioggia batteva e il vento mi spostava di continuo il bavero del giubbotto.
Sentivo che mi rannicchiavo sempre più e mi ritiravo da quel contesto che avevo di mia volontà cercato.
Pensavo alla narrazione letta di Gesù nel deserto, costantemente tentato, trovata nelle mail inviata dal Monastero di Bose. Gesù dopo essere stato riconosciuto da Dio come l’amato si sente abilitato con la forza dello Spirito.
Ma proprio lo Spirito lo spinge nel deserto dove si trova Satanàs (colui che divide).
Entra in una zona d’ombra ovvero nella prova e vi rimane per 40 giorni.
Si narra che Gesù rimase ciononostante in profonda comunione con tutta la creazione; quindi rocce, pietre, arbusti, rettili, volatili, bestie selvagge, e rimase sempre fedele al Padre.
In fondo se mi guardo attorno (nonostante pioggia e vento) con occhi diversi vedo che le piante sono flessibili al vento e non si spezzano, hanno lasciato cadere le foglie obsolete, e, non ultimo, appena le giornate si intiepidiranno sono pronte a dire presente alla vita, emettendo le loro gemme.
Gesù e anche queste piante mi insegnano che cosa è la resilienza, che è la capacità di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici e riorganizzare positivamente la propria vita.
Devo dire che ne ho buttato di tempo nella mia vita rimanendo in balia degli eventi, affrontando in maniera disarmonica la problematica appresa dalla scuola “famiglia” di dover assecondare gli altri a scapito mio per essere meritevole del loro amore.
Ma la musica non funziona così, è tempo di trasformazione e, come dice la canzone Just give me a reason : oh we’re not broken but bent ( oh non siamo rotti ma piegati), and we can learn to love again (e possiamo imparare ad amare di nuovo).
In me c’è un ingranaggio da sbloccare e posso prendermi la responsabilità del mio viaggio; ed ecco che il vento diventa spinta, protesa, e la pioggia vita e toglie la sete. La luce torna sempre, basta cercarla.
Ecco che sento sciogliere le mie contratture, la mia camminata non è più goffa e con l’animo più leggero proseguo la mia lunga passeggiata.
La Basilica di Santiago di Compostela ha ereditato dal tempio dedicato a Venere il simbolo della conchiglia, che ora rappresenta la rinascita del pellegrino.
Certo, si dice che perché il percorso sia proficuo devono sussistere tre precondizioni: la consapevolezza del medesimo, la ricerca di un obiettivo e l’atteggiamento ricettivo per imparare durante il percorso.