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Il counseling è vita

DI ALESSANDRA CORA'

Da sei mesi sono un counselor professionista e in questo lasso di tempo mi sono impegnata molto per iniziare ad operare in seno alla relazione di aiuto. Essere di sostegno alle persone è un’opportunità che rende la vita piena di senso e le difficoltà che si possono incontrare nei primi momenti di consulenza relazionale vengono poi dissolte nel vedere una trasformazione concreta nelle persone che arrivano per essere aiutate.

Questo riempie il cuore di gioia e nella trasformazione del cliente anche il counselor cambia e cresce insieme a lui. È un lavoro in continua trasformazione, dove lo studio non deve mai cessare e nemmeno le verifiche con sé stessi e con un supervisore, che sostiene nelle difficoltà o aiuta a correggere dinamiche che possono maturare e che matureranno con il tempo e l’esperienza. Come scrive Rollo May nel suo libro “L’arte del counseling” e come ricorda molto spesso anche il Prof. Ferrini, nella relazione di aiuto è essenziale imparare a sviluppare il coraggio dell’imperfezione, ossia la capacità di accogliere i propri errori. Acquisire tale capacità significa essere umili e l’umiltà mette a squadra l’ego, che per paura di fallire spesso induce ad operare con molte ristrettezze. Tuttavia mi risuona sempre forte una frase che mi ha ripetuto più volte il Prof. Andrea Boni, docente del Centro Studi Bhaktivedanta: “Ricordati Ale, che il counseling deve essere una modalità di vita, una missione, non può essere un lavoro che metti in pratica solo durante i colloqui.” Ed è proprio così, più diventa parte integrante di sé stessi e si cerca di agire in ogni momento “come sé”, sempre più l’esperienza diventa continuativa e la vita stessa diviene counseling, portando ad una crescita evolutiva esponenziale.
Il servizio di volontariato come lettrice ad alta voce, mi offre l’opportunità di fare molta esperienza in tal senso con le persone in situazioni di disagio. Spesso dono la mia voce nel reparto oncologia dell’ospedale non lontano dal luogo in cui abito;in quel contesto percepisco che vivere da counselor offre dei ritorni imprevedibili e inaspettati, perché in quel luogo non servono le tecniche, ma la sostanza del counselor, la sua empatia, la sua predisposizione, il suo esserci. Proprio stamane sono stata in servizio di lettura e ho incontrato Walter, un signore non giovanissimo che già avevo avuto modo di conoscere e con cui mi ero intrattenuta a lungo, più che per leggere, per accogliere, in una mattina che era solo, i suoi racconti di vita. Rivedendomi, nel suo volto si è acceso un sorriso, poiché sperava, mi ha confidato, di incontrarmi nuovamente, perché voleva farmi leggere lo scritto di cui mi aveva parlato nel nostro precedente incontro. Walter ama scrivere, specie di notte quando non riesce a dormire; mi ha messo nelle mani il foglio e ho letto ad alta voce per lui e per altre due persone presenti e in terapia. Lo scritto, messo nero su bianco in una notte insonne e sofferente, raccontava in forma leggera, a tratti divertente e in rima, la sua dipartita e il suo immaginario viaggio post-morte. È stata una condivisione forte, specie in quel contesto, tuttavia ha innescato uno scambio di opinioni molto interessante e profondo, tra i presenti, che ha prodotto sorrisi e una grande serenità a tutti. Mentre ognuno condivideva il suo pensiero, sentivo che quello che stavamo sperimentando era pura relazione di aiuto, dove ognuno forniva prospettive all’altro e lo ispirava a nuove visioni che andavano oltre la sofferenza del corpo. Ma non era finita, perché dalla sua cartellina Walter a sorpresa ha estratto ancora dei fogli dicendo: “Il brano che mi hai letto la scorsa volta, anche se poi mi sono dimenticato le parole, mi ha dato molta ispirazione e speranza, ne è uscito questo, mi faceva piacere fartelo leggere.”

“Se vuoi volare, libera la tua anima, apri la tua conoscenza agli altri, verrai così compreso, non chiuderti a riccio, altrimenti ne morrai tu stesso. Apri con sincerità la tua mente senza pensare di non essere compreso, stai pur sicuro che sarai ascoltato da chi meno puoi immaginare.
Anche da una persona estranea, che poi diventa il tuo migliore amico, confidente, confessore.
Lui non ti giudicherà mai per quello che sei, bensì per ciò che puoi diventare. Apri la porta della gabbia in cui ti sei chiuso dentro, libera quella “farfalla del tuo animo” che altro non aspetta, che distendere le ali intorpidite, per librarsi in volo. Per questo è nata, per potersi far vedere in tutta la sua bellezza, se resta chiuso un fiore non può diventare mai bello per farsi notare in tutto il suo splendore, altresì, se si schiude diventerà di sicuro bellissimo. Se il tuo animo resta arido, secco come un sasso, al limite può solo spezzarsi. Ma ricordati che non riuscirà mai a volare. Togliti la zavorra che hai, spezza la catena che a lei ti lega, torna a galla e con il vento in poppa spiega le vele verso un porto sicuro, chi non ama gli altri non può essere a sua volta amato, è destinato a rimanere per sua scelta sempre malcontento e solo. Vale più un sorriso che tutto l’oro del mondo; perché il primo non ti costa nulla, mentre l’oro si.”

Mi sono fatta fare una fotocopia che Walter poi mi ha firmato, sarà ispirazione per molti in quel reparto e perché no… anche per i miei clienti, perché l’incontro con gli altri e le relazioni evolutive aprono le porte alla migliore versione di noi stessi!