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Riflessioni sulla rivoluzione interiore

L'articolo si compone di quattro parti

 

Parte 1

Buon giorno! Buon anno a tutte e a tutti! Sono lieto di condividere con voi questa nuova proposta, pensata appositamente per voi che avete seguito o che seguite i percorsi di formazione in Counseling, e che auspico possa essere per voi di ispirazione. Piccoli pensieri, riflessioni, per acquisire consapevolezza sulla necessità di compiere una rivoluzione interiore, per cambiare il mondo di pensare, di vedere e vivere la vita, in una prospettiva di crescita verso la consapevolezza di Sé e di Dio. 

Oggi è il primo giorno dell’anno, 1 Gennaio 2022, tempo di rinnovamento, di rinascita. È un bene avere a disposizione questo tempo per riflettere, per comprendere e progettare, in un era così cupa, così impegnativa per le relazioni e per la progettualità stessa. È questo un tempo in cui corriamo il rischio di mantenere dentro di noi dolore, rabbia, e magari un senso di frustrazione che potrebbe indurre ad una reazione che quando scomposta crea ancora più frustrazione e quindi sofferenza. 

Eppure tutte le tradizioni che incoraggiano a compiere un atto rivoluzionario interiore offrono insegnamenti attraverso i quali siamo stimolati a ricercare l’opposto: ovvero sviluppare Amore e perdono. È questo l’insegnamento di Marco Ferrini in questi giorni di seminario residenziale del Centro Studi Bhaktivedanta, ed in particolare  il cuore della Sua riflessione di fine anno di ieri sera, 31 Dicembre. Eppure dalle sue lezioni emergono anche parole che ineggiano alla consapevolezza, a non rimanere passivi in un mondo che tende a creare masse di sonnolenti che come topini finiscono nella trappola dei condizionamenti indotti (si veda il video di un esperimento mostrato nel corso della lezione del 31 Dicembre mattina, davvero notevole), dalla quale diventa impossibile uscirne, almeno per i topini nel video, per noi esseri umani, fortunatamente, abbiamo sempre una via di uscita. 

Questo messaggio è stato ribadito dal Maestro attraverso la citazione di un Poeta del nostro tempo, quel Fabrizio De André che ha condannato l’ipocrisia, ha valorizzato i più deboli, gli ultimi, e a suo modo ha parlato dell’Amore. Particolarmente significativa, in questo senso, è l’ultima strofa della Poesia "Il testamento di Tito”, commentata dal Maestro e che recita così:

"Ma adesso che viene la sera ed il buio
Mi toglie il dolore dagli occhi
E scivola il sole al di là delle dune
A violentare altre notti
Io nel vedere quest'uomo che muore
Madre, io provo dolore
Nella pietà che non cede al rancore
Madre, ho imparato l’amore”

Trovo queste parole davvero commoventi e che ci incoraggiano a ricercare continuamente l’umanità, a lasciare andare il rancore e a imparare l’Amore.

Allora vorrei lasciarvi così, con queste parole e augurando Perdono e Amore a tutti, sperare in un 2022 di nuova rinascita, per un’autentica rivoluzione delle coscienze.

 

Parte 2

Buon giorno! Come state? Spero tutto bene per voi.

Sono lieto di condividere la puntata N.2 di questa offerta, proprio con voi che vi state formando o vi siete formati nell’ambito del Dipartimento di Counseling del Centro Studi Bhaktivedanta. 

Questo spazio che ci dedichiamo è orientato a offrire spunti di riflessione su un argomento molto importante e fondamentale, oggi più che mai: la rivoluzione interiore ed esteriore.
Per rivoluzione interiore si intende quel moto che parte dal profondo e che porta ad una trasformazione evolutiva del soggetto, una metanoia, un cambio di paradigma, per percepirsi e percepire in modo differente, a prescindere dalle circostanze, dagli eventi, dalle forme evanescenti che assume la cosiddetta realtà (relativa) fuori di noi. Chi cambia se stesso in un senso evolutivo-spirituale è capace di cambiare il mondo, per questo anche rivoluzione esteriore. 

Ne ha parlato estensivamente il Maestro Marco Ferrini in questi giorni di seminario residenziale, in cui ci ha esortati a diventare autori di un moto rivoluzionario, per evolvere verso più elevate sfere del pensiero e della riflessione, per non rimanere passivi di fronte agli eventi, ma anzi proattivi e capaci di portare, ognuno secondo il suo guna-karma, un contributo al cambiamento.

Una prospettiva straordinaria e davvero stimolante.

Per osservare la strada da intraprendere possiamo ispirarci ad autentici rivoluzionari. Non sto qui facendo riferimento a rivoluzionari posizionati sul piano politico o sociale, sebbene anche da quei campi possiamo trarre spunti al cambiamento personale (si pensi a Nelson Mandela, Martin Luther King, Malcom X, Gandhi o tanti altri che hanno fatto la storia come autentici portatori di un cambio di pensiero), bensì a quei rivoluzionari che sono andati anche oltre gli aspetti in transizione del piano sociale, per attingere direttamente alla Fonte ispiratrice del cambiamento interiore. Quindi i grandi Maestri. 

Personalmente mi sento particolarmente attratto da quei Maestri che sono arrivati all’illuminazione, al discernimento, attraverso un profondo lavoro interiore, anche “lottando” e trasformando moti interiori condizionanti e forme evanescenti della mente. In questo senso mi piacerebbe intraprendere un’ampia riflessione sul pensiero rivoluzionario di San Francesco d’Assisi, di San Giovanni della croce, e di Ragunath Das Goswami. I primi due appartengono alla tradizione Cristiana, il terzo alla tradizione Vaishnava. Sono per me dei punti di riferimento straordinari come fulgidi esempi di trasformazione e di elevazione alle vette elevate della coscienza, rivoluzionari nel modo con il quale hanno intrapreso il dialogo con se stessi, con gli altri e con Dio. Spesso anche in contrapposizione con il mondo che li circondava e comunque sempre lucidamente determinati nel perseguire il loro progetto evolutivo. C’é una linea che raccorda le le loro vite, il loro pensiero e mi piacerebbe indagarlo insieme a voi e coglierne i principi che possono facilitare un nostro cambio di paradigma. 

Di fatto, infatti, il senso del nostro essere qui è proprio quello di capire, comprendere, trasformare, portare un contributo, partendo da ciò che ci è possibile. Continuando a compiere il nostro dovere in ciò che ci è possibile, ci troveremo a fare l’impossibile (San Francesco d’Assisi).

Buon inizio di questa prima settimana dell’Anno!

 

Parte 3

Buongiorno! 
Spero di trovarvi tutti Bene. Questa è la riflessione n.3, inerente pensieri e commenti sula rivoluzione interiore. 

L’atto di rivoluzione è soprattutto un moto interiore, che parte da un bisogno profondo di ascendere a vette più luminose di consapevolezza. Si tratta di andare nel profondo e lì stare con equanimità, con lucidità, ma anche determinazione, visione e progettualità. 

Talvolta potrebbe sembrare che il rivoluzionario della coscienza sia accondiscendente rispetto alle imposizioni esterne, ma non è così! Colui che mira a portare un contributo veritiero, luminoso e impattante dal punto di vista cognitivo, emotivo e spirituale, sa benissimo che spesso occorre adeguarsi a norme, magari “legalmente accettate e imposte”, ma che sono ingiuste sul piano dell’ordine implicito, dell’ordine etico-universale, Dharma. Se lo fa è perché nel profondo ha una visione, è parte di una missione, che ha lo scopo di divulgare un messaggio, per portare una rivoluzione interiore e delle coscienze. 

Autentici rivoluzionari dello spirito, come Gesù di Nazareth, San Francesco d’Assisi, Santa Teresa d’Avila, San Giovanni della Croce, Edith Stein, Caitanya Mahaprabhu, i sei Goswami di Vridavana, per citarne alcuni, talvolta si sono parzialmente adeguati al sottostare impositivo, autoritario, arrogante, di un potere temporale con connotazioni asuriche, ma lo hanno sempre fatto all’interno di un contesto di centralità emotiva, coscienziale e di visione ispiratrice, con obiettivi ben precisi. 

Santa Teresa d’Avila diceva:

“La cosa più importante è non pensare troppo e amare molto; per questo motivo fate ciò che più vi spinge ad amare.”
“Se in mezzo alle avversità il cuore persevera con serenità, gioia e pace, questo è l'amore.”
" La santità non consiste nel fare cose ogni giorno più difficili, ma nel farle ogni volta con più amore."
" State certi, se avrete fatto progressi nell'amore del prossimo ne avrete fatti anche nell'amore di Dio."  
 "Dopo la caduta, riprendete subito il cammino. Dio saprà trarre un gran bene da questi inciampi.”  

Questi grandi pensatori, scienziati dello spirito, non si sono posti con rigidità di fronte agli aspetti della vita materiale, li hanno accolti consapevoli della loro transitorietà, e hanno continuato il cammino di fede e di divulgazione di un pensiero rivoluzionario. Penso quindi che sia questa l’attitudine con la quale affrontare il nostro tempo, cercando continuamente la via, in un processo di continua ricerca dell’equilibrio e dell’equanimità tra terra e cielo.

"Su, coraggio, alzati: non stagnare in una pietà superficiale o in un debole impegno virtuoso. Affrontate decisamente le avversità della notte, salite il sentiero aspro del nulla per attingere l’incandescenza dell’Amore. Sul monte, al di là del nulla-non-Dio c’è godibile per te il Tutto-Dio”
- San Giovanni della Croce.

 

Parte 4

Tra le grandi personalità che considero “rivoluzionarie” e alle quali desidero ispirarmi per la mia crescita spirituale, c’é Edith Stein, a mio modo di vedere la prima, nella storia degli ultimi due secoli, che ha saputo portare una riflessione penetrante relativamente al concetto di Empatia. I rivoluzionari sono coloro che sanno condividere con lucidità e determinazione un pensiero che facilita la trasformazione interiore, e quindi l’emancipazione dagli ostacoli che impediscono il raggiungimento dello scopo: sapere amare autenticamente. Qui la parola Amore, per i rivoluzionari dello spirito, non ha nulla a che vedere con il romanticismo o il sentimentalismo, con l’eros, bensì con l’agape (in greco antico: ἀγάπη, agápē, in latino: caritas, in sascrito karuna) significa amore disinteressato, immenso, smisurato. Viene utilizzato nella teologia cristiana per indicare l'amore di Dio nei confronti dell'umanità.

Con mia sorpresa, leggendo l’introduzione di un testo, ho scoperto che Edith Stein ha deciso di cambiare completamente la sua vita dopo aver letto il libro autobografico di Santa Teresa d’Avila, e da lì ha preso spunto per approfondire il tema dell’empatia, a lei molto caro. Questo fatto, che non conoscevo, mi dona gioia ed ispirazione perché connette figure che da qualche anno sono diventate centrali nell’ambito della mia ricerca: Edith Stein, Santa teresa d’Avila e San Giovanni della Croce. 

Sono lieto di condividere con voi la lettura di questa introduzione. 

"Nel libro “Il problema dell’empatia", Edith Stein evidenzia un fatto straordinario. Mostra alla luce di una chiara e semplice evidenza che né tu né io né nessun altro può essere la persona che è chiamata a essere fuori dalla relazione empatica con gli altri. Almeno con gli amici, i famigliari, i colleglli più legati a noi.

Da quando è stata pubblicata questa tesi fino ad oggi potrebbe sorprenderci il fatto che l'empatia sia stata costantemente valorizzata. Non solo al livello accademico o nell'ambito delle ricerche e delle pubblicazioni, ma soprattutto nelle diverse forme di rapporti di assistenza: servizi sociali, counseling, coaching, psicoterapia, accompa- gnamento spirituale, medicina, insegnamento eccetera.

Appoggiare e diffondere la pratica dell'empatia in questo momento della nostra storia non è solo il compito mio, ma anche il tuo. Come risposta al vento gelido della violenza e dell'ingiustizia è urgente avvicinarsi al prossimo, comprendere il suo mondo personale, appoggiare i suoi sforzi per sopravvivere e per svilupparsi come persona nell'ambiente caldo della convivenza fraterna.

Di certo la lettura del libro autobiografico di Teresa—Il libro della vita—fu per Edith Stein come una commozione mentale, emozionale, spirituale. Al punto tale che, nel concludere la lettura di quest'opera teresiana, concluse: "Questa è la verità". Preparata dalla Fenomeno- logia husserliana, camminava per il mondo, orientata dalla sua brama di verità. Fu talmente colpita dalla vita di Teresa, che decise di abbandonare l'ateismo. Fece una scelta radicale per la fede in Dio. Dopo una preparazione consapevole, si convertì al cristianesimo. Più tardi seguì i passi di Teresa entrando nel monastero di Colonia per vivere nella comunità carmelitana.

In questo libro che cambiò il corso esistenziale di Edith, Teresa racconta quanto decisivo fu per lei la guida spirituale empatica. In effetti, al di là di altre forme di guida, visse un'esperienza di questo tipo che comprende e rispetta il tu a partire da una scelta chiara di verità. Riferendosi a chi la guidava, nelle tre attitudini, scrive:

"Ne rimasi molto confusa. Mi diresse in tal modo che mi parve di divenire un'altra. Che gran cosa è comprendere un'anima!"

Teresa fa trasparire, con questa breve affermazione, un fatto: l'in-confutabile primato della relazione che si rivela decisiva persino nel dialogo spirituale. Senza di essa, senza cioè appoggiarsi alla capacità di comprendere l'altro, la poderosa azione dello Spirito si blocca.

Nelle diverse forme di relazione di assistenza—servizio sociale, coaching, counseling, psicoterapia, psicoanalisi eccetera—si sostiene con convinzione assoluta che senza una buon rapporto risulta diffi-cile sbloccare e favorire la crescita della persona.

Teresa, con la sua stessa biografia, appare un testimone capace di provare che le relazioni sono decisive per l'evoluzione dell'individuo. Ella, certamente, interverrebbe energicamente anche con un pub-blico più esigente affermando che per la formazione della persona le relazioni sono fondamentali. Ella, tutto sommato, andrebbe anche oltre. Sosterrebbe che ciascuno è ciò che sono le sue relazioni. O meglio, detto in forma semplice e autobiografica, confesserebbe che le relazioni, soprattutto le più profonde—come quelle famigliari e amicali—plasmano il nostro modo di essere [e di creare]. [...]

Perché Dio crea ciascun uomo per mezzo di un altro uomo, e per questo ogni uomo può sentirsi di fronte ad un altro uomo come cocreatore, nel significato più profondo della parola creazione, con tutta la spontaneità e la novità che si porta dietro. E allo stesso tempo, l'uomo si sente in ogni momento creato da Dio proprio per mezzo di un altro. Questo vale specialmente e propriamente nel processo durante il quale l'uomo diventa persona: conosco sempre di più me stesso, rispondo ogni volta di più alla chiamata creatrice di Dio, che  è, per me, base di tutto, quando conosco me stesso, nel dialogo, con gli altri. E posso solo conoscere me stesso, proprio come sono, a partire da questi dati. In questa maniera, tutto il dialogare tra uomini, ogni regalo che aiuta l'altro, tutta l'esistenza offerta agli altri, è una forma di partecipazione all'atto creativo di Dio. Così realizziamo per noi il nostro "compito creativo" in un significato attivo.

Ripeto la penultima frase di questo testo tutto il dialogare tra uomini, ogni regalo che aiuta l'altro, tutta l'esistenza offerta agli altri, è una forma di partecipazione all'atto creativo di Dio. Il dialogo dell’accompagnamento spirituale, che dura più o meno un'ora, trasforma la vita di chi guida in una esistenza per il tu. Per tale ragione dà la possibilità di farsi creatore dell'altro in quanto persona. 

Cioè che cresca in quanto 

1) essere unico
2) cosciente
3) responsabile
4) libero
5) capace di amare

Quest'ultimo concetto, la capacità di amare, fa della persona un'esistenza per gli altri. Soprattutto la rende partecipe all'atto creativo di Dio, per lo stesso motivo la trasforma di fatto in un essere relazionale. Tutto ciò le permette di crescere e di puntare sulla realizzazione del suo autentico io." (da "Santa Teresa. l’accompagnare spirituale empatico”).

 

Andrea Boni

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