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Le infinite potenzialità del Counseling Bhaktivedanta

Nel seminario di formazione in Counseling del Centro Studi Bhaktivedanta di Marzo è stato sviscerato il tema della relazione di aiuto, da un lato nell’approfondire lo scopo della relazione d’aiuto e dall’altro nel approfondire le tecniche e gli strumenti che il counselor ha a disposizione, con particolare riferimento alla peculiarità del counseling Bhaktivedanta.

Sono così state enucleati i temi centrali della materia che troveranno ulteriori e specifici approfondimenti durante il corso triennale e per la cui trattazione si rinvia anche alle dispense generali, parte II.

Valorizzando il counseling come strumento per agevolare nel cliente il processo di conoscenza di sé, di trasformazione delle strutture condizionanti che sono fonte di sofferenza, attraverso l’ascolto empatico e l’accoglienza, è stato messo in luce come il counselor Bhaktivedanta agisca in piena centratura e presenza etica, con il solo fine di agevolare il benessere della persona e la sua evoluzione. Offre spunti di riflessione, incoraggia ed ispira, offrendo nuove prospettive ed accompagna il cliente ad esplorare nuove opportunità e a scoprire anche potenzialità latenti magari sconosciute. In questo senso facilita l’osservazione dei pensieri condizionanti, quelli che limitano la crescita umana e spirituale.

Il processo di trasformazione, didatticamente, è stato suddiviso in fasi: osservazione del problema, identificazione dell’obiettivo da raggiungere, esplorazione delle risorse, osservazione degli ostacoli, trasformazione delle convinzioni limitanti in convinzioni potenzianti, progettazione di singoli step per il raggiungimento dell’obiettivo. È stata sottolineata l’importanza di mantenere il colloquio ancorato a degli obiettivi pratici: il processo di trasformazione interiore deve sfociare in una modifica concreta della vita, affinché non si corra il rischio che rimanga un processo puramente cognitivo e che si trasformi in un esercizio di parole vuote.

- Osservazione del problema: il cambiamento viene innescato attraverso l’esplorazione del vissuto. Occorre avere chiaro il problema nella sua complessità e nella sua ricaduta nella vita pratica.

- Identificare l’obbiettivo/scopo: è necessario sapere con precisione dove il cliente intenda dirigersi. La meta, che metaforicamente rappresenta lo scopo, l’obiettivo che si vuole raggiungere richiede una grande attenzione. Occorre che sia ben delineato, ovvero che miri all’evoluzione del cliente, che sia concreto, preciso, sostenibile. Occorre pertanto dedicare molto spazio all’esplorazione dell’obiettivo, che va approfondito con il cliente, rivisto ed aggiornato mano a mano che il percorso procede. Spesso i clienti infatti portano all’attenzione del counselor un falso problema, ossia portano una difficoltà che tuttavia nasconde il vero problema. Questo generalmente viene delineato con il tempo, sia perché l’instaurarsi del rapporto di fiducia e di empatia permette alla persona di aprirsi di più sia perché spesso il vero problema è coperto, è inconscio e solo l’esplorazione del vissuto e l’allentamento delle difese consentono la sua emersione.

- Esplorazione delle risorse: anche se la tendenza del cliente è il mettere subito in evidenza gli ostacoli, generalmente nascenti da strutture di pensiero ostacolanti e condizionanti, occorre che si dedichi l’attenzione prima alle risorse che la persona possiede e quelle che possono essere acquisite/attivate, o che sono latenti e non consapevolizzate dalla persona stessa. Si è infatti messo in luce che partire dalle risorse abbia una notevole importanza ai fini del successo della trasformazione poiché mette in una prospettiva differente il cliente. Apre alla fiducia, alla speranza, incoraggia e valorizza ciò che c’è, che è utile e funzionale alla propria evoluzione. La persona viene accompagnata a recuperare le risorse interiori che tutti abbiamo, che sono proprie dell’Anima e che sono potenti strumenti per affrontare tutte le sfide della vita.

- Valutazione degli ostacoli e dei pensieri ostacolanti: spesso la valorizzazione delle qualità e delle risorse permette di superare facilmente molti ostacoli che si sciolgono da soli, spesso frutto di una prospettiva disfunzionale della mente e non aventi una vera essenza pratica. In ogni caso, anche laddove esistessero davvero degli ostacoli concreti da superare, la conoscenza delle proprie risorse pone in un atteggiamento proattivo per il superamento delle difficoltà, allontanando dal rischio di rimanere nella prospettiva del problema anziché porsi dalla prospettiva della soluzione e della progettazione della soluzione. Questo cambio di prospettiva porta in sé l’energia proattiva che stimola il cambiamento: il problema viene visto come un fatto e lo sguardo è già oltre ad esso, si solleva all’orizzonte. Soffermarsi invece sul problema può portare al lamentio e alla stagnazione: la persona tende a eleggere domicilio nella sofferenza provata, senza riuscire a scorgere vie d’uscita. In questa fase è possibile anche procedere alla riprogrammazione delle convinzioni ostacolanti con convinzioni potenzianti, poiché il processo di consapevolezza (iniziato con la delineazione del problema, l’individuazione dell’obbiettivo e delle risorse per raggiungerlo) ha messo in evidenza nuove prospettive. Queste permettono di rivedere l’approccio al problema e sostituire le false credenze che limitavano le prospettive di vita con altre che invece aprono alla creatività ed alla fiducia di potercela fare.

- Progettazione concreta per piccoli passi: una volta che si è concluso il processo di consapevolizzazione cognitiva ed emotiva del percorso che si intende fare e di come farlo, occorre pianificare gli step concreti per attualizzare il cambiamento. È importante che il percorso di counseling non perda la sua concretezza, che viaggi intrecciato con la vita quotidiana. La progettazione pertanto dovrà essere a breve e medio termine così che alla fine sia davvero concreto il raggiungimento della meta finale.

Nella relazione d’aiuto è importante offrire al cliente la possibilità di osservare e approcciarsi alla vita con un atteggiamento proattivo: osservare l’abbondanza e non stagnare nella mancanza. Coltivare pensieri legati al concetto di mancanza, di ciò che non è come vorremmo, focalizzando tutta la propria attenzione ed energia sul problema, determina emozioni disfunzionali che foraggiano pensieri limitanti. Se tutto l’universo viene letto con gli occhi della mancanza esso si dipingerà dei colori corrispondenti e l’attenzione selettiva si poserà sempre e solo sul negativo.

Verranno pertanto costruite, dalla mente, realtà limitanti corrispondenti a quello che la persona si aspetta. È la cosiddetta profezia che si auto avvera, come confermata oggi dalla fisica, ma già messo in evidenza dai testi delle antiche tradizioni, come quella vedica (nelle Upanishad).

Ecco che il counselor Bhaktivedanta pone grande enfasi sulla necessità di orientare al meglio i propri desideri. Se si modificano, in senso evolutivo i propri desideri sarà possibile coltivare nuovi pensieri e vedere modificare in modo corrispondente la realtà.

La modificazione dei desideri, tuttavia, per essere davvero trasformativa, non può avvenire solo a livello cognitivo, bensì deve scendere nel profondo, attraverso la purificazione dei contenuti dell’inconscio – dei samskara – che condizionano il nostro modo di vedere la realtà e che influenzano, come vedremo nel dettaglio, i bisogni e di conseguenza le emozioni e i pensieri che nutriamo. Il processo di trasformazione è un processo di crescita personale, di consapevolezza ed accrescimento del proprio livello di coscienza. Tutto il processo deve essere consapevolizzato a tutti livelli, con particolare attenzione a quello emotivo, per potere accedere alla trasformazione profonda e duratura. Il counselor pertanto è chiamato a lavorare su tutti i livelli cognitivo, emotivo, meta-cognitivo/ meta-emotivo e spirituale.

Nel seminario è quindi stata analizzata la struttura del colloquio e delle fasi in cui si suddivide, soffermando l’attenzione sugli strumenti a disposizione del counselor. In particolare è stato esplorato il tema della domanda, delle sue caratteristiche e funzioni all’interno del colloquio; del potere dell’immaginazione e quindi dell’importanza delle visualizzazioni meditative e del produrre immagini per agevolare la trasformazione dei contenuti dell’inconscio; infine della maieutica, strumento che caratterizza il counselor Bhaktivedanta che offre prospettive evolutive, ispira ed incoraggia offrendo orizzonti valoriali universali e orizzonti di senso elevati.

Andrea Boni